Il Ticino non ha ancora deciso se versare i ristorni
Lo ha reso noto il consigliere di Stato Marco Borradori in occasione dell’assemblea della Regio Insubrica tenutasi stamane a Como. Il versamento, dovuto entro il 25 giugno, dipenderà dalla risposta del Governo svizzero all’iniziativa cantonale ticinese, che chiedeva di rinegoziare i parametri dell’accordo sulla doppia imposizione con l’Italia, rivendendo in particolare l’ammontare dei ristorni d’imposta da versare all’Italia.
Marco Borradori non ha voluto negare che in questo modo si vuole fare pressione sull’Italia affinché Roma si decida a cambiare il tono assunto nei confronti del Ticino, e prenda provvedimenti per eliminare le misure discriminatorie contro l’economia svizzera, attualmente assimilata a quella di paradisi fiscali di dubbia fama. Il segnale dato dalla recente decisione del Parlamento italiano di chiedere una normalizzazione dei rapporti con Berna è positivo, ha affermato Borradori, sottolineando il ruolo che in questa decisione hanno avuto anche i buoni rapporti allacciati con esponenti politici delle province confinanti.
Ed è proprio perché riconosce l’importanza di questo genere di rapporti che il governo ticinese ha deciso di non lasciare la Regio Insubrica dopo le difficoltà incontrate dalla Comunità di lavoro durante lo scorso anno. Ora i problemi sembrano superati, e all’assemblea aleggiava una promettente volontà di rinnovamento.
Sotto la regia del cancelliere del Canton Ticino Giampiero Gianella, che ha assunto la funzione di segretario ad interim della Comunità di lavoro, negli scorsi mesi è stata avviata, attraverso la creazione di cosiddetti tavoli o gruppi di lavoro, una ampia consultazione dedicata a tematiche transfrontaliere, da cui sono scaturite iniziative come il rilancio del portale di promozione del turismo integrato “Lake&Alps”, iniziative nell’ambito del credito per le piccole e medie imprese, il lancio della gara ciclistica “Gran Premio dell’Insubria” e altro ancora.
Rilancio delle attività
Un passo importante in vista di un rilancio delle attività è stata la revisione della Dichiarazione d’Intesa, la “Costituzione” – per così dire – della Regio Insubrica. Si è voluto semplificare l’organizzazione della Comunità di lavoro, dando un tocco di “elveticità” ai meccanismi decisionali, con l’intento di sventare la tentazione di politicizzare questo strumento di collaborazione transfrontaliera – una delle cause dei problemi affiorati lo scorso anno.
La Regio disporrà in futuro di un solo organo esecutivo, il Comitato direttivo; il ruolo del presidente, che viene rivestito a turni annuali dai rappresentanti delle cinque Province italiane e del Canton Ticino, sarà preminentemente rappresentativo; il segretario sarà designato dal Canton Ticino e di cittadinanza ticinese. La procedura di selezione per il nuovo segretario è in corso e dovrebbe concludersi ancora questa estate.
Con la revisione il peso del Canton Ticino nella Regio aumenta, soprattutto se si tiene conto del fatto che il governo di Bellinzona intente abbinare alla funzione di segretario della Regio Insubrica quella di delegato del Ticino per i rapporti con l’Italia. L’assemblea ha comunque accettato le modifiche, che, in un certo senso, compensano la presenza maggioritaria delle Province italiane nella Comunità di lavoro.
In un primo momento sembrava che dovesse far le spese della revisione anche l’anima della Dichiarazione d’intenti, cioè l’articolo che riassume le aspirazioni che hanno condotto alla fondazione dell’associazione. Grazie all’intervento di uno dei fondatori, il professor Remigio Ratti, il primo articolo della Dichiarazione continua ora a ricordare che lo scopo della Comunità di lavoro è di promuovere “una politica di incremento della cooperazione transfrontaliera” e di favorire la “presa di coscienza dell’appartenenza ad un territorio che presenta una stessa identità socio culturale”.
A partire dalla prossima assemblea, in seguito alla redistribuzione dei compiti all’interno del Governo ticinese, alla testa della Regio Insubrica Marco Borradori verrà sostituito da Norman Gobbi. Il neoeletto membro del Governo si è brevemente rivolto all’assemblea, contrapponendo alla distanza che spesso si rileva fra Roma e Berna, la vicinanza fra chi opera sul territorio dalle due parti del confine, una vicinanza che “costituisce una buona base per ripartire”.
Quanto alle bellicose dichiarazioni della Lega dei Ticinesi nei confronti dei frontalieri, Gobbi ha chiesto di distinguere fra il messaggio partitico e quello politico istituzionale. Gobbi ha comunque voluto ricordare l’importanza del Ticino come datore di lavoro per l’Italia, un ruolo che meriterebbe un atteggiamento meno discriminatorio da parte delle autorità di Roma.
Michele Andreoli
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