Assunzioni al minimo a Varese
Le imprese della provincia di Varese che hanno dichiarato di assumere sono solo 13 su 100, quota dimezzata rispetto a periodi di crescita economica quando raggiungeva il 26%. Dimezzate anche le assunzioni: 6.450 quelle previste nel 2012. Un dato inferiore anche a quello relativo al periodo 2009-2010 quando la crisi aveva già colpito duramente l’economia e la stessa occupazione varesina.
La constatazione emerge dall’analisi svolta dalla Camera di commercio di Varese sulla base dei dati dell’indagine Excelsior sull’offerta di nuove occupazioni da parte delle imprese italiane. Se la produzione è ferma, le imprese non assumono. Nel quadro internazionale, e in particolare europeo, di incertezza non è facile investire sul futuro e la reazione del mondo produttivo è quella di un generale attendismo, anche a livello locale.
Pure le uscite previste, tuttavia, sono in forte rallentamento (8.080), anche a causa delle modifiche al sistema previdenziale I risultati sono un saldo occupazionale negativo ma su valori contenuti (-1.630, ovvero -0,8%) e un mercato del lavoro che appare statico. Il contesto varesino risulta in linea con la situazione regionale e nazionale dove si evidenzia un forte calo delle assunzioni e un saldo occupazionale negativo (rispettivamente -0,7% Lombardia e -1,1% Italia).
Diminuzione del numero di disoccupati
I dati trimestrali sulle forze di lavoro evidenziano un mercato del lavoro ancora in sofferenza seppur in tendenziale miglioramento. Il dato sul numero dei disoccupati nella nostra provincia nel primo trimestre di quest’anno risulta in discesa rispetto al picco critico di fine 2011 ma su valori ancora molto elevati: oltre 39mila persone si sono messe alla ricerca di un’occupazione nei primi mesi dell’anno.
Tornando alle assunzioni dell’anno in corso, la domanda di lavoro è in calo soprattutto nell’industria che presenta un saldo negativo di oltre mille unità (-1,1%) con tutti i comparti in negativo – a partire dal tessile/abbigliamento che evidenzia in maniera più intensa la crisi (-3,2%) – ad eccezione dei mezzi di trasporto che risultano invece in positivo (+0,3%). Pesante anche il calo delle assunzioni nell’edilizia che registra un tasso di variazione dei livelli occupazionali negativo pari a -1,9%.
Meno accentuate le difficoltà nel terziario, che comunque evidenzia un saldo complessivamente negativo pari a -0,6%, ma che presenta maggiori opportunità d’impiego (4.360 entrate previste) e due comparti con saldo occupazionale positivo, +1.030 unità negli alberghi, ristoranti, servizi turistici e di ristorazione e +70 i servizi di informazione e i servizi avanzati alle imprese.
Le difficoltà di reperimento di personale sono in costante riduzione, complice l’ampia disponibilità di offerta di lavoro e la scarsa domanda. Nell’ultimo anno gli imprenditori hanno dichiarato di aver difficoltà nel 15% dei casi, la metà della quota registrata in periodi di crescita economica. Il livello di problematicità nel reperire personale converge su valori simili nel terziario e nell’industria, con una forte riduzione nell’ultimo anno proprio per il settore industriale anche se permangono difficoltà per industria elettrica ed elettronica (36% dei casi) e in alcune nicchie professionali (fabbri, operai generici nel manifatturiero, conduttori di convogli ferroviari e tecnici ingegneri). Nel terziario, invece, le difficoltà riguardano soprattutto gli esercenti e gli addetti alla ristorazione.
Aumenta la richiesta di professioni intermedie
Nell’ultimo anno è in crescita la richiesta di professioni intermedie: il 37% delle assunzioni riguarda impiegati e professioni del commercio e dei servizi, in linea con la crescita del terziario. Diminuisce invece la quota di assunzioni di operai e addetti agli impianti, a causa delle difficoltà dell’industria. Buona la richiesta di professioni intellettuali, scientifiche e ad elevata specializzazione (16%) mentre risulta praticamente nulla quella di dirigenti. Continua l’innalzamento del il livello d’istruzione richiesto ai nuovi assunti dalle imprese: diplomati e laureati sono richiesti nel 60% dei casi e la laura arriva al 18%. Decresce l’interesse per coloro che non hanno alcuna formazione specifica mentre aumenta l’attenzione per i diplomi e le qualifiche professionali (18%).
Qualche opportunità di lavoro sembra aprirsi per i giovani in uscita dal sistema formativo che le imprese si dichiarano disponibili ad assumere nel 51% dei casi (2.884 assunzioni previste). Assolutamente preferiti i giovani nelle assunzioni di professori di scuola primaria e pre-primaria, tecnici della sicurezza e della protezione ambientale, addetti alla posta, operai nell’industria alimentare e tecnici della salute.
Red./Comunicato
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