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Buon anno!

1 gennaio 2015 – 11:33Nessun Commento

Brindisi o non brindisi (foto cc Annie Roi)

Anche il 2015 si avvia a diventare un anno interessante. Secondo un antico detto cinese, è la cosa peggiore che può capitare. Meglio vivere in tempi noiosi, dove ogni giorno assomiglia a quello precedente, non si devono affrontare sorprese e ci si può godere pacatamente la vita.

Le immagini che ci giungono dalle guerre civili che infuriano sull’altra sponda del Mediterraneo sembrano dare ragione ai saggi cinesi, così come i numerosi altri focolai di tensione nel mondo, e la fatica che fanno a tirare avanti migliaia di disoccupati nei paesi europei in preda alla crisi.

Sarà interessante vedere se in Italia un governo di centro-sinistra riuscirà, spesso contro gli interessi del proprio elettorato, a fare quello che non ha fatto in vent’anni il governo di destra che l’ha preceduto: ridurre la burocrazia, togliere al settore privato le pastoie che impediscono di operare efficacemente, lottare contro criminalità organizzata e corruzione. In paesi normali questi provvedimenti, soprattutto quelli inerenti alla riduzione del ruolo dello stato nell’economia, sono appannaggio dei governi di destra. In Italia, l’era Berlusconi è servita solo a fare gli interessi dell’impero mediatico del capo del governo.

Sarà interessante anche vedere se la Svizzera riuscirà a ridefinire il suo ruolo in Europa dopo i sussulti isolazionisti manifestatisi con le misure volute dal popolo contro l’immigrazione. Una fetta importante della popolazione svizzera rimpiange i tempi della guerra fredda, quando la cortina di ferro impediva alle popolazioni dell’Est europeo di andare in giro per l’Europa a far concorrenza ai lavoratori indigeni. Allora la Svizzera veniva considerato un baluardo importante della difesa dell’occidente contro il pericolo rosso, e si chiudeva un occhio sul fatto che nei forzieri delle sue banche erano nascosti i miliardi di dittatori corrotti ed evasori fiscali di tutto il mondo.

Temi passati. Il ruolo strategico dei valichi alpini svizzeri fa ormai parte della storia. Le fortezze del Gottardo sono diventate musei, o depositi per far stagionare i salumi. I paesi europei, alle prese con gravi problemi finanziari, non sono più disposti a fare sconti alla Svizzera sull’evasione fiscale. I tempi del segreto bancario sono finiti. Bisogna accettare le regole dell’Europa, o scegliere un isolazionismo che potrebbe mettere in gravi difficoltà l’industria svizzera, i cui mercati sono praticamente tutti all’estero.

Ed è costretto a cambiare registro anche il Ticino, che per secoli ha potuto contare sul bonus dovuto alla sua importanza per assicurare alla Svizzera il controllo del versante sud dei passi alpini. Se un tempo per le regie federali e i grandi gruppi commerciali il coinvolgimento del Ticino, la terza regione linguistica della Svizzera, era un passaggio obbligato, quasi un dovere civico, oggi gli investimenti al Sud delle Alpi vengono decisi sulla base di un calcolo economico nel quale gli interessi dei ticinesi sono parametro come un’altro.

Stanno insomma succedendo tante cose interessanti. In barba ai detti cinesi, siamo pronti a farci sorprendere e curiosi di vedere come andrà a finire. Anche perché non abbiamo scelta.

MA

 

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