La guerra delle mele
Niente scarponi minacciosi che calpestano il sacro suolo della patria, pecore nere, o biechi individui avvolti in un caffetano che vi puntano addosso un kalashnikov. Questa volta la propaganda a favore della nuova iniziativa contro l’immigrazione di massa, sui cui il popolo svizzero si esprimerà fra circa un mese, si tinge di contenuti critici nei confronti della crescita economica esagerata.
I fautori dell’iniziativa, lanciata dall’Unione democratica di centro (UDC), si sono infatti accorti che per guadagnare consensi non devono conquistare i favori delle persone che quando sentono parlare di stranieri ci vedono rosso in ogni caso, e sostengono ogni proposta che viene dalla destra, ma quelli dei loro avversari politici, che si collocano dalla parte opposta dello spettro politico.
Così, questa volta, la proposta di limitare drasticamente l’accesso al mercato del lavoro svizzero agli stranieri, che probabilmente comporterebbe anche la fine degli accordi bilaterali con l’Unione europea, è illustrata da un rigoglioso albero di mele che stritola la Svizzera. Il manifesto rappresenta una diretta risposta a quello degli ambienti economici contrari all’iniziativa, che hanno scelto l’albero di mele quale simbolo del benessere portato alla Svizzera dalla crescente integrazione internazionale.
Il troppo stroppia, dice in sintesi lo slogan che figura sul manifesto dell’UDC. La limitazione dell’immigrazione è necessaria per contenere la crescita economica esagerata, la cementificazione del paesaggio, l’inquinamento: la destra ha insomma fatto proprio il programma degli ecologisti.
Peccato che quando si tratta di prendere provvedimenti ben più incisivi contro il degrado del paesaggio e dell’ambiente, i fautori dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa si distinguono in genere per la loro assenza o, più spesso, per la loro feroce opposizione.
È vero che limitando l’immigrazione si rincara il costo del lavoro, e si rende la Svizzera meno interessante per il settore industriale. Ma se si vuole veramente intervenire per salvaguardare l’ambiente, bisognerebbe anche sostenere misure come una pianificazione del territorio che limiti gli insediamenti industriali, una fiscalità che favorisca l’uso di energie pulite e rinnovabili, la proibizione della costruzione di case secondarie. Su questi temi però, l’UDC si schiera dalla parte opposta.
MA
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