La Seco si china sul frontalierato ticinese
La Segreteria di Stato dell’economia (SECO) approfondirà le particolarità del fenomeno del frontalierato in Ticino. Una situazione che preoccupa il cantone sia per l’elevato flusso di persone residenti in Italia che quotidianamente varca il confine per lavorare, sia per l’effettiva competizione con i lavoratori indigeni che ormai si è instaurata da alcuni anni. Se ne è discusso a Bellinzona in un incontro fra autorità le attori locali e Seco.
L’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, presieduto da Alessandro Del Bufalo, unitamente a una delegazione del Consiglio di Stato composta dal Presidente Paolo Beltraminelli, dalla Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia Laura Sadis, da alcuni funzionari dell’Amministrazione cantonale e da rappresentanti dell’Istituto di ricerche economiche (IRE) dell’Università della Svizzera italiana, ha incontrato venerdì a Bellinzona una delegazione della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), capeggiata da Peter Gasser, membro del Comitato di direzione della Direzione del Lavoro della SECO.
Lo scopo principale dell’incontro era quello di descrivere una realtà ticinese assai diversa da quella che lasciava intendere il 9. rapporto dell’Osservatorio sulla libera circolazione delle persone.
Partendo dalla constatazione che nessun altro Cantone è caratterizzato da un flusso di frontalieri così elevato come il Canton Ticino, si è sottolineato il ruolo fondamentale che questa forza lavoro ha sempre svolto nel nostro territorio. Tuttavia, se fino a dieci anni or sono non vi era una competizione con i lavoratori indigeni, la realtà odierna mostra preoccupanti segnali di conflitti emergenti, che si sono estesi anche al settore terziario e che non sono unicamente limitati al fenomeno dei padroncini, al dumping salariale o all’esenzione dell’IVA per le piccole imprese.
L’incontro ha permesso di comunicare le preoccupazioni ticinesi, che sono state integralmente recepite dagli esponenti della SECO, i quali si sono quindi impegnati ad approfondire la valutazione della realtà ticinese.
Al termine della riunione, si è deciso di intensificare la collaborazione tra la Seco e il DFE al fine di identificare lo strumento migliore che permetta di descrivere il fenomeno e i mutamenti costanti del mercato del lavoro ticinese. Sulla base dei risultati, previsti per l’autunno del prossimo anno, spetterà alla classe politica analizzare le possibili misure da utilizzare, da introdurre o da negoziare, per correggere le distorsioni dell’attuale sistema.
Red./Com.
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