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Un frontaliere a Hong Kong

6 giugno 2013 – 12:212 Commenti

Frontalieri anche qui! (foto Wikipedia)

“Sono stato assunto da una ditta di Lugano come frontaliere. Ufficialmente risiedo in Italia, ma vivo e lavoro a Hong Kong, dove mi occupo dell’ufficio di rappresentanza della società…” Questo mail (qui leggermente modificato) giunto in redazione è solo uno dei tanti in cui cittadini italiani assunti come frontalieri, ma che in Ticino a lavorare non ci vengono mai, chiedono lumi sulla loro situazione fiscale.

Già, perché a questi salariati, che per il fisco svizzero figurano come frontalieri, viene prelevata l’imposta alla fonte. Fossero dei frontalieri veri e propri, residenti nei comuni di frontiera, con questo prelievo sarebbero esauriti i loro doveri nei confronti del fisco. In Italia infatti i frontalieri fiscali non sono tenuti a dichiarare il reddito conseguito in Svizzera.

I frontalieri che invece non abitano in un comune di frontiera devono pagare le tasse italiane, da cui però possono dedurre quanto prelevato loro dal salario in Svizzera. Ma nei casi citati si tratta di persone che in Ticino ci vengono molto raramente, anche se sono a beneficio di un permesso G. Come regolarsi con le tasse, allora?

La regola dice che le tasse vanno pagate al fisco del paese in cui si lavora. Il nostro frontaliere di Hong Kong dovrebbe quindi denunciare all’autorità fiscale cinese i suoi redditi, e farsi rimborsare dall’Ufficio dell’imposta alla fonte ticinese quanto prelevato dal suo salario. Una soluzione che probabilmente non è conveniente né per lui né per la ditta che lo ha assunto.

Non conosciamo le aliquote fiscali cinesi, ma nel caso dei falsi frontalieri che di fatto lavorano in Italia, vista la differenza fra le aliquote applicate dal fisco svizzero e quelle dell’Agenzia delle entrate, il risparmio fiscale è certamente notevole. La ditta che assume, dal canto suo, risparmia l’onere burocratico e probabilmente anche finanziario di mettersi in regola con le autorità cinesi o italiane.

Nel caso di una ditta che non ha sedi in Italia, ma che in Italia ha dei dipendenti, sarebbe infatti richiesta la presenza di un rappresentante in Italia per far fronte agli obblighi previdenziali.

Casi come questi sembrano indicare che sull’effettiva occupazione di chi è a beneficio di un permesso G non ci siano molti controlli. Ci si fida delle informazioni date dalle imprese. Anche perché nessuno – a parte il fisco del paese in cui questi “frontalieri” lavorano veramente – ha qualcosa da perderci: cosa c’è di meglio che avere dei contribuenti che pagano le tasse, ma che non utilizzano assolutamente servizi e infrastrutture?

MA

 

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2 Commenti »

  • Glovis scrive:

    …. siamo sicuri che a Hong Kong il nostro amico possa vivere senza annunciarsi alle autorità locali? che possa rimanervi a lungo termine, affittare una casa, avere una utenza telefonica etc etc senza un visto o permesso di soggiorno ?

  • [...] di Balerna Matteo Quadranti interroga il Consiglio di Stato sulla strana situazione di frontalieri assunti in Ticino ma occupati all’estero. Per Quadranti, “ il termine o la qualifica di “frontaliere” pare stia assumendo accezioni e [...]

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