Frontalieri pignorati dalle casse malati
Un nostro lettore ci segnala che diversi suoi colleghi frontalieri, inadempienti verso le casse malattie elvetiche, hanno ricevuto la lettera di pignoramento del salario. Da informazioni raccolte presso il sindacato UNIA abbiamo potuto appurare che effettivamente i frontalieri inadempienti verso le casse malati rischiano di farsi pignorare il salario per coprire il mancato pagamento delle rette assicurative. Numerose lettere da parte dell’Ufficio esecuzione e fallimenti del Cantone Ticino sono già state spedite e altre ne partiranno. Non si tratta di bruscolini. Infatti, per coloro che non hanno versato i contributi, a dipendenza della situazione familiare, rischiano di pagare svariate migliaia di franchi di arretrati.
Secondo gli accordi Svizzera-UE, il frontaliere è tenuto ad assicurarsi nel paese in cui lavora, indipendentemente dalla residenza. Tuttavia Berna è riuscita a ottenere da Bruxelles la possibilità, per il lavoratore straniero che lavora in Svizzera, di scegliere se rimanere assicurato nel proprio paese (l’ASL per gli italiani) o se invece affiliarsi a una cassa malattia svizzera. Questo, entro tre mesi dall’ ottenimento del contratto di lavoro (diritto di opzione).
Molti però, spesso mal informati dai loro datori di lavoro o semplicemente troppo distratti, non hanno mai annunciato alle autorità svizzere la loro decisione. Così, il silenzio-assenso è diventato – di fatto – un’affiliazione d’ufficio all’assicurazione svizzera. Improvvisamente, nel 2008 (la norma era entrata in vigore nel 2002) si scopre che nel solo Canton Ticino, sono undicimila le persone che non sono in regola. Solo grazie a una sanatoria decretata dalla Confederazione la situazione viene appianata con una moratoria che scadeva nel 2008. Ma non tutti ne hanno approfittato. Oltre seicento persone – per vari motivi – non hanno aderito alla sanatoria. Quindi sono stati affiliati d’ufficio all’assicurazione svizzera. Sono proprio questi che rischiano il pignoramento del salario.
Una pratica dubbia
C’è tuttavia da chiedersi se il pignoramento sul salario sia compatibile con gli accordi europei. I “bilaterali” vietano espressamente qualsiasi discriminazione rispetto ai lavoratori stranieri. A questo proposito difficilmente a un cittadino elvetico, inadempiente verso la cassa malati, viene pignorato il salario.
Ma c’è di più. Risulterebbe che all’atto del pignoramento l’ufficio preposto abbia riscontrato molti casi di salari al di sotto del minimo vitale. Ciò che impedisce qualsiasi riscossione. D’altra parte questo conferma l’esistenza di un diffuso dumping salariale praticato dalle imprese ticinesi nei confronti dei frontalieri.
I frontalieri a cui dovesse venir comunicato il pignoramento del salario faranno bene a reagire subito, chiedendo l’aiuto per esempio dei sindacati. Chi ritiene che il provvedimento sia ingiustificato ha solo nove giorni di tempo per fare ricorso. Chi guadagna un salario inferiore a Fr. 3500.- (il minimo vitale) può chiedere il riconoscimento del minimo vitale: può essere dedotta dal salario solo la parte che eccede questa somma.
PS: La nuova sanatoria decisa recentemente dal Gran consiglio ticinese riguarda solo coloro che hanno ottenuto un contratto di lavoro in Svizzera successivamente alla scadenza della sanatoria conclusa nel 2008. Queste persone, che hanno iniziato a lavorare in Svizzera dopo il 30 settembre 2008, data di scadenza della prima sanatoria e non hanno ancora esercitato del diritto d’opzione, riceveranno una lettera raccomandata dal Cantone a cui dovranno tempestivamente rispondere specificando se intendono rimanere a carico della ASL o se invece preferiscono iscriversi a una cassa malati svizzera. In futuro, l’opzione dovrà essere esercitata al momento della richiesta del permesso di lavoro.
Michele Andreoli
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