Il Ticino vuole i contingenti anche per frontalieri e distaccati
Il gruppo di accompagnamento formato dal governo ticinese per partecipare alla consultazione sulle misure dal prendere per concretizzare il nuovo articolo costituzionale sull’immigrazione approvato dal popolo il 9 febbraio propone di chiedere il contingentamento anche dei frontalieri e dei lavoratori distaccati.
Entro il mese di giugno il governo di Berna dovrà formulare delle proposte concrete su come mettere in pratica l’iniziativa per limitare l’immigrazione. A livello federale le proposte sono molteplici. Fra queste anche quella di sostituire la forza lavoro che verrà a mancare in seguito al contingentamento aumentando il numero dei frontalieri, che non fanno parte della categoria degli immigranti, ma tornano a casa loro ogni sera.
Il Ticino però non è di questo parere. Le proposte che Bellinzona sta per inoltrare a Berna prevedono di limitare l’accesso al mercato del lavoro ticinese anche ai frontalieri. Lo ha anticipato il presidente del governo ticinese Paolo Beltraminelli al termine dell’ultima riunione del gruppo di accompagnamento, che presenterà il documento finale lunedì.
Red.
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Il contingentamento dei frontalieri è una misura che chiede il Ticino perchè, vivendo una realtà di confine, percepisce il frontalierato come una spada di damocle sull’occupazione indigena. I lavoratori distaccati sono percepiti “concorrenza sleale” per lavoratori e ditte ticinesi.
A mio dire il problema trova origine nella miopia dell’operato iniziale delle istituzioni svizzere sui temi della libera circolazione.
Qualcuno più intelligente di me avrebbe dovuto studiare molto più diligentemente le conseguenze dell’introduzione di questo accordo europeo (sempre che gliene importasse di farlo ovviamente).
Annettere i lavoratori italiani residenti fuori dalla zona di frontiera al permesso G (con la differenza di non versare all’Italia le imposte alla fonte derivanti da quest’ultimi), ha gettato le basi per un potenziale esodo verso la Svizzera che, nel momento di crisi, si è puntualmente verificato. Qualcuno di importante che lavora nei piani alti istituzionali avrebbe dovuto e voluto prevederlo ancor prima di implementare in tali termini la libera circolazione. Avrebbe dovuto e voluto contingentare e creare un permesso diverso dal permesso G “classico” (patto del 1974), perchè diversa è la posizione lavorativa di questi “frontalieri”.
I lavoratori distaccati sono lavoratori esteri che però lavorano sul territorio svizzero. Chi copre cariche istituzionali d’importante responsabilità avrebbe dovuto pensare che questi lavoratori andavano assoggettati alla legge del lavoro svizzero. La ditta che si notifica per distaccare lavoratori in Svizzera la si doveva obbligare (anche online) a dichiarare il suo reddito annuale per vedere se poteva pagare lavoratori distaccati in Svizzera con contratti a tempo determinato ma secondo i CCL di categoria (se esistenti) o i salari medi elvetici. L’obbligo di apertura di un conto bancario in Svizzera dove versare gli stipendi (da far ritirare direttamente ai lavoratori) per dare evidenza di adempimento sarebbe stato l’ideale.
Con un po’ più di impegno all’inizio, i problemi attuali forse non ci sarebbero.