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Ristorni: quanto ricevono gli altri Paesi

16 maggio 2012 – 06:422 Commenti

Frontalieri in dogana (Infoinsubria)

La Svizzera è alla vigilia di un negoziato con l’Italia per rivedere  gli accordi in merito all’imposizione fiscale dei frontalieri. In discussione sarà anche la quota da riversare all’Italia. Con gli altri Paesi vicini la Svizzera ha accordi molto diversi da quelli con l’Italia. La soluzione più vantaggiosa per il Ticino sarebbe un accordo simile a quello concluso con la Germania, alla quale non viene versato nessun ristorno.

In totale in Svizzera lavorano 231′800 frontalieri. La maggioranza (52%) risiede in Francia, il 22,8% in Italia e il 21.4% in Germania. L’imposizione fiscale di questi contribuenti è regolata in modo diverso a seconda del paese d’origine e spesso anche del Cantone in cui lavorano. Cercare di capire chi ristorna di più e chi di meno non è facile. Ogni Cantone ha le sue aliquote e spesso anche accordi diversi con i paesi vicini.

Con la Francia, la Svizzera ha concluso un accordo che prevede la tassazione nel luogo di residenza dei frontalieri. È dunque la Francia a ristornare alla Svizzera, a copertura dei costi causati dai frontalieri all’infrastruttura svizzera, una parte dell’imposta prelevata pari al 4.5 % del reddito lordo. Per un frontaliere francese coniugato con due figli che guadagna 70’000 franchi, il Canton Basilea, per esempio, riceve dalla Francia 3122 franchi.

Anche i frontalieri tedeschi vengono tassati al loro domicilio, cioè in Germania. Dai reddito dei frontalieri tedeschi i Cantoni svizzeri prelevano alla fonte una aliquota del 4,5%. I frontalieri tedeschi dichiarano quanto guadagnano al loro fisco, e detraggono l’imposta pagata in Svizzera. La Svizzera non ristorna nulla alla Germania. Si tratta della medesima situazione in cui si trovano i frontalieri italiani che abitano fuori dalla zona dei 20 chilometri.

Italia: frontalieri di serie A e di serie B

I frontalieri italiani si dividono in due categorie. Quelli che abitano nei comuni compresi in una fascia fino a 20 km dal confine vengono tassati alla fonte in Svizzera. La convenzione fra la Confederazione e l’Italia del 1974 stabilisce che il 40% della somma raccolta (ridotta poi al 38.8% per tener conto dei frontalieri che non rientrano a domicilio ogni giorno) venga versato ai Comuni di provenienza del frontalieri. In Italia questi frontalieri non devono pagare tasse sul loro guadagno in Svizzera.

I frontalieri fuori zona, che abitano cioè oltre la zona dei 20 chilometri, vengono invece tassati sia in Svizzera che in Italia. Il Ticino preleva l’imposta alla fonte, senza ristornare nulla all’Italia. Il frontaliere deve poi dichiarare il reddito realizzato in Svizzera anche al fisco italiano. Dall’aliquota dovuta al fisco italiano possono venir dedotte le tasse pagate in Svizzera.

Con l’Austria è in vigore un accordo simile a quello valido per l’Italia. È quindi il Cantone svizzero a ristornare, ma la percentuale rimborsata del 12,5 % dell’imposta incassata è di molto inferiore a quello di cui beneficia l’Italia. Nonostante ciò, al fisco grigionese rimangono meno soldi che a quello ticinese. Il Ticino applica infatti ai frontalieri una aliquota più alta, e quindi, nonostante i ristorni, incassa una somma maggiore. Nel caso del nostro esempio, al fisco grigionese rimangono Fr. 184, mentre il fisco ticinese, sull’imposta alla fonte pagata dal frontaliere italiano, si tiene Fr. 600.

Peculiare è la situazione di Ginevra, che a differenza degli altri Cantoni confinanti con la Francia, preleva una imposta alla fonte sui redditi dei frontalieri. Ginevra restituisce poi alla Francia il 3.5% del reddito lordo. Nel caso del nostro esempio l’introito dell’imposta alla fonte viene praticamente annullato, e Ginevra deve restituire quasi tutto. Probabilmente, grazie all’alta densità di funzionari internazionali e manager di multinazionali domiciliati a Ginevra, questa città-cantone dispone di un patrimonio di frontalieri che guadagnano molto bene, e che compensa le minori entrate dovute alla aliquote molto basse per i redditi inferiori.

Un caso ancora particolare è quello del Lichtenstein, i cui cittadini vengono considerati alla stregua di residenti di altri cantoni svizzeri, e non vengono tassati sul luogo di lavoro. In cambio non vengono tassati in Lichtenstein neppure i frontalieri svizzeri che lavorano nel principato.

Dal punto di vista dei cantoni svizzeri, la situazione più vantaggiosa, almeno nel caso preso in considerazione, non è quella austriaca, ma quella che risulta dagli accordi con la Francia o con la Germania. Nel primo caso il Cantone svizzero incassa un ristorno importante, nel secondo caso si tiene l’intero introito dell’imposta alla fonte. Una tale soluzione è però meno vantaggiosa per i frontalieri, che vengono tassati nel loro paese di residenza, in genere con una aliquota superiore a quella in vigore in Svizzera.

Michele Andreoli

Dati tratti da: Kindah Bourhan, La compensazione finanziaria dell’imposta alla fonte e l’analisi tecnica dell’Accordo sui frontalieri, in Novità fiscali, 10/2010, Centro di competenze tributarie, Supsi

 

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2 Commenti »

  • [...] La proposta di abolire il trattamento fiscale speciale per i frontalieri ricalca quella formulata un’anno fa su questo giornale dal consigliere comunale di Lugano Giordano Macchi (Partito Liberale Radicale). In pratica si abolisce il privilegio fiscale dei frontalieri che abitano nella zona fino a 20 km dal confine, parificandoli a quelli che vengono per esempio da Milano, che già oggi devono dichiarare al fisco italiano il reddito guadagnato in Svizzera. Si tratta, fra l’altro, dello stesso trattamento riservato ai frontalieri tedeschi che lavorano in Svizzera. [...]

  • [...] mentre la differenza sarebbe trasferita all’Italia. Un sistema simile è in vigore con i frontalieri francesi. In questo caso tocca però poi alla Francia ristornare alla Svizzera una part…vengono invece tassati in Germania e in Svizzera, ma possono recuperare quanto pagato in Svizzera [...]

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