Quote minime e aiuti statali per favorire l’impiego dei residenti
I Verdi ticinesi hanno lanciato una petizione per chiedere alle autorità del Canton Ticino di intervenire in difesa dei lavoratori residenti. “Chi usa il territorio a scopo commerciale, industriale o artigianale”, affermano i Verdi, “deve assumere una quota maggioritaria di lavoratori e apprendisti residenti. Lo stesso principio vale per le misure di sostegno all’insediamento di aziende.”
A sostegno dei provvedimenti presentati stamane durante una conferenza stampa alla quale ha partecipato il coordinatore dei Verdi Sergio Savoia, è stato disegnato un quadro a tinte fosche della situazione occupazionale in Ticino. Con 12’000 persone in cerca di impiego – hanno sottolineato i Verdi – il Ticino è uno dei cantoni più colpiti dalla disoccupazione. Questa situazione viene fatta risalire alla posizione geografica, che offre alle imprese locali la possibilità di avvalersi di manodopera estera a buon mercato. In proposito i Verdi sottolineano il forte aumento di lavoratori frontalieri, un fenomeno che si sta estendendo anche al terziario (banche, fiduciarie, avvocati ecc. ) e nei settori tradizionalmente riservati ai lavoratori indigeni, come per esempio le officine di Bellinzona, dove il 50% del personale interinale è composto da frontalieri.
Le misure di accompagnamento agli accordi bilaterali sono considerate insufficienti. “Mancano gli ispettori e i controlli non sono eseguiti a tappeto in tutti i settori e le professioni del cantone. Manca anche la possibilità di imporre contratti collettivi o contratti normali di lavoro con effetto obbligatorio. Negli ultimi anni si assiste anche all’insediamento di aziende estere sul nostro territorio, con relativo utilizzo di grandi porzioni di territorio, e beneficio di aiuti finanziari, deroghe e altre agevolazioni pianificatorie e burocratiche, senza che a ciò corrisponda un aumento di posti di lavoro per i residenti: anzi spesso l’insediamento di queste aziende avviene con una parallela importazione di manodopera dall’estero.”
Fra le misure proposte dalla petizione, l’introduzione di quote di lavoratori residenti e apprendisti, l’introduzione di incentivi fiscali per le imprese che riservano posti di lavoro ai residenti, ai disoccupati ultracinquantenni e ai giovani, e maggiori controlli per evitare il dumping salariale.
Red./Comunicato
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