Ticino: iniziativa per salari minimi
In Ticino salari al di sotto di 2000 franchi al mese non sono una rarità. Lo hanno denunciato i responsabili del sindacato Unia nel corso di una conferenza stampa indetta per presentare il lancio dell’iniziativa popolare per un salario minimo di Fr. 4000 al mese.
Il segretario Saverio Lurati e il responsabile per il settore metalmeccanico dell’Unia Rolando Lepori hanno illustrato le loro affermazioni con diversi casi concreti. Per esempio quello della Ticomel di Mendrisio, una fabbrica che produce componenti per l’elettronica, dove per la prima assunzione verrebbe offerto un salario lordo di Fr. 2100.-. Tolti i contributi, si scivola sotto i Fr. 2000. Oppure la Diamond di Losone, che con 250 dipendenti produce fibre ottiche. Una ditta attiva in un settore di punta, ma con dei salari tutt’altro che tali, almeno a giudicare dalle informazioni fornite dai sindacalisti: Fr. 2230.- al mese per le prime assunzioni.
Si tratta ovviamente di salari con i quali in Ticino non si può vivere, e che vengono offerti soprattutto ai frontalieri, che in queste ditte rappresentano fino al 90% delle maestranze. Siamo dunque di fronte a casi di dumping salariale? Perché non si chiede l’intervento dell’autorità di sorveglianza sul mercato del lavoro? Non servirebbe a nulla, perché in queste ditte i salari erano già a questi livelli prima dell’entrata in vigore dei bilaterali, e quindi, secondo la nozione di dumping salariale prevista dalle misure di accompagnamento, è tutto regolare.
Un caso particolare è poi quello della Trasfor, che a Molinazzo di Monteggio produce trasformatori e induttori per navi e treni. La ditta, che impiega circa 300 dipendenti, attraverso l’associazione padronale di cui fa parte, ha sottoscritto la convenzione collettiva di lavoro del settore metalmeccanico, e deve quindi versare i salari stabiliti contrattualmente a livello svizzero. In occasione della cena aziendale di Natale, la direzione della ditta ha chiesto agli operai presenti di accettare di lavorare due ore e mezza in più alla settimana senza compensazione salariale, per far fronte alle difficoltà create dalla rivalutazione del franco. Presi di sorpresa, gli operai hanno accettato.
Questo modo di procedere non ha però incontrato l’approvazione dei sindacati. Per sottolineare il proprio disaccordo, il sindacato Unia ha inscenato una piccola dimostrazione davanti ai cancelli, mentre Ocst ha criticato l’operato della ditta in un comunicato. Nei prossimi giorni è previsto un incontro con la direzione.
Non ha senso cercare di far concorrenza alla Cina o all’India
Secondo i sindacalisti dell’Unia, le situazioni menzionate non rappresentano che la punta dell’iceberg, e dimostrano l’urgenza di stabilire un minimo salariale legale al di sotto del quale non sia possibile scendere. Una obiezione inevitabile sarà quella della diminuzione di competitività per il settore produttivo che questa richiesta comporta. Per Saverio Lurati l’industria ticinese non deve cercare di far concorrenza alla Cina o all’India a livello salariale, ma piuttosto cercare di sviluppare la produzione di beni ad alto valore aggiunto.
Per il Ticino, la rivendicazione di un salario minimo acquista un significato particolare. Il livello salariale ticinese è infatti in fondo alla classifica nazionale. I salari degli uomini sono inferiori del 15% alla media svizzera; quelli delle donne del 20%. Un divario che per gli iniziativisti non ha nessuna giustificazione, visto che il costo della vita in Ticino non si scosta da quello svizzero.
Michele Andreoli
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