La Grande stufa scalda Villa Guardia
Si chiama “La grande stufa” ed è’ stata accesa ufficialmente negli scorsi giorni dall’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani. E` la centrale di co-generazione e rete di teleriscaldamento a biomassa vergine che dal 21 novembre 2010 aveva già iniziato a coprire il fabbisogno energetico (riscaldamento invernale e produzione di acqua sanitaria) di parte degli edifici del comune di Villa Guardia in provincia di Como.
“Si tratta di un impianto – ha detto De Capitani intervenendo all’inaugurazione ufficiale – che conferma il ruolo attivo del mondo agricolo per lo sviluppo sostenibile attraverso il recupero di biomasse e materiali di scarto per garantire energia e teleriscaldamento già oggi a 230 utenze del comune che lo ospita”.
Finanziata da Regione Lombardia con 1,5 milioni di euro attraverso la Direzione generale Ambiente, Energia e Reti all’interno del Por Fesr, la Grande stufa unisce le migliori energie territoriali a livello pubblico e privato. “Garantisce sostenibilità ambientale ed è frutto di una corretta integrazione tra filiera agricola e produzione di energia recuperando le biomasse. Siamo davanti alla dimostrazione che il recupero delle biomasse ‘a km zero’ è possibile ed è inquadrabile nella multifunzionalità dell’agricoltura”.
Il progetto ambientale collegato all’iniziativa mira, infatti, a mantenere sul posto le risorse oggi spese per l’approvvigionamento di combustibili fossili.
L’intero costo di approvvigionamento della materia prima è quindi rimesso sul territorio tramite le Aziende Agricole che si occupano del reperimento, lavorazione e consegna del cippato. In quest’ottica la realizzazione dell’iniziativa diviene un volano di notevole valore creando occupazione sul territorio e aumentando le possibilità di reddito di chi gestisce i terreni.
La centrale, per altro, è destinata a un futuro ampliamento. “Pensando a Expo 2015 – ha concluso De Capitani – credo che ‘La Grande Stufa’ sia l’esempio di come la nascita di prodotti di qualità, che sono oltre 300 in Lombardia, e la produzione di energia siano coniugabili, anche a costi più bassi, rispettando le vocazioni storiche del settore primario, non intaccando il territorio e tutelando l’ambiente
Com./Red.
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