La manodopera italiana costa meno, ma solo se lavora in Svizzera

“In Italia la manodopera costa meno che in Svizzera”: quante volte si sente ripetere questa affermazione. Come spesso accade, si tratta però di un luogo comune che non corrisponde esattamente ai fatti.

Se un imprenditore italiano fa le cose in regola, a parità di salario di base spende di più per la manodopera di quanto spenderebbe in Svizzera. I suoi dipendenti però guadagnano meno. Come si spiega questo paradosso?

Facciamo un esempio, semplificando un po’ le cose. Prendiamo un salario netto di 2800 Fr (2100 €) , che in Svizzera è considerato il minimo vitale per una persona sola. In Italia, al datore di lavoro un salariato che prende netto 2100 € costa 4935 €. Per coprire tutti i contributi sociali, il salario netto va infatti moltiplicato per un fattore di circa 2,35. 2100 x 2.35 = 4935 €.

In Ticino un operaio che incassa la stessa somma mensile netta di 2100 € (cioè Fr. 2800), al datore di lavoro costa solo 3234 €, (cioè Fr. 4200.-) in quanto il salario, per coprire i contributi, va moltiplicato per il fattore 1,5. In Italia, se si vuole spendere la stessa somma, si può pagare al dipendente solo 1376 €, poco più dello stipendio medio. Per un imprenditore che ha bisogno di manodopera specializzata, probabilmente è più conveniente produrre in Svizzera piuttosto che in Italia.

All’operaio italiano invece conviene lavorare in Svizzera, perché al netto si ritrova in busta paga di più di quanto si ritrova in Italia. Se poi lavora in Svizzera e vive in Italia, approfitta anche dei servizi offerti dallo Stato italiano, per esempio in materia sanitaria, che vivendo in Svizzera dovrebbe finanziare di tasca propria.

Sono i paradossi della frontiera, dove si incontrano sistemi fiscali e previdenziali diversi, e si creano scompensi di cui certi approfittano mentre altri ne fanno le spese. Gli industriali svizzeri che producono lungo la frontiera risparmiano sui costi del lavoro, mentre i residenti devono fare i conti con un livello salariale costantemente sotto pressione. Fra chi ne approfitta ci sono anche gli operatori del settore finanziario, che grazie al carico fiscale esistente in Italia si sono specializzati nell’offrire asilo ai capitali italiani che attraversano clandestinamente la frontiera.

Mario Besani