Tassazione dei frontalieri, nuovo accordo in vista?
Progressivo allineamento della tassazione dei frontalieri residenti nei Comuni di frontiera a quella dei frontalieri fuori zona, riduzione della quota riversata all’Italia del prelievo fiscale svizzero sul reddito dei frontalieri, compensazione per i Comuni di frontiera per la riduzione dell’ammontare dei ristorni: questi i principali punti del nuovo accordo sull’imposizione dei frontalieri che i governi di Roma e di Berna vorrebbero mettere a punto entro la fine dell’anno.
In verità un accordo era già stato raggiunto nel 2016, e avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2018. I mutevoli rapporti di forza in seno all’Esecutivo italiano e la forte resistenza incontrata dagli accordi in zona di confine hanno evitato che l’accordo venisse ratificato. Ora Svizzera e Italia ci riprovano, riproponendo sostanzialmente la stessa soluzione elaborata nel 2016.
Fondamentalmente si tratta di eliminare la disparità di trattamento fiscale fra i frontalieri della fascia di confine, che vengono tassati solo in Svizzera, e che quindi approfittano delle vantaggiose aliquote svizzere, e i frontalieri fuori fascia che invece si recano a lavorare nei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese da zone più distanti, che devono dichiarare il loro reddito al fisco italiano, potendo far valere le imposte prelevate dalla Svizzera come credito fiscale e approfittando di una franchigia fiscale di 7500 euro.
Il nuovo accordo, secondo quanto è trapelato, prevederebbe il mantenimento della situazione attuale per i frontalieri attualmente occupati in Svizzera, mentre i nuovi frontalieri verrebbero progressivamente tassati dal fisco italiano secondo il regime previsto per i frontalieri fuori fascia. I Cantoni svizzeri, che attualmente ritornano all’Italia circa il 40 % di quanto prelevato dal reddito dei frontalieri, ridurrebbero la quota dei ristorni al 20%.
Per l’Italia la riduzione sarebbe naturalmente più che compensata dall’aumento degli introiti fiscali provenienti dalla tassazione del reddito dei frontalieri. Attualmente, l’esenzione dei pendolari che lavorano in Svizzera dall’obbligo di dichiarare i redditi al fisco italiano, fa infatti perdere al fisco italiano almeno 500 milioni di euro all’anno. Naturalmente per chi risiede in zona di confine sarà meno interessante andare a lavorare in Svizzera. Ma questo è proprio uno degli obiettivi che, soprattutto in Ticino, si vorrebbe raggiungere con il nuovo accordo.
A perderci potrebbero essere i Comuni di confine italiani, che attualmente si vedono riversare una fetta importante dei ristorni svizzeri. Sembra che il nuovo accordo preveda comunque il mantenimento dei ristorni per 15 anni, dopo i quali ai mancati introiti dovrebbe supplire un apposito fondo creato appositamente dallo Stato italiano.
I governi di Roma e di Berna sperano che una intesa possa essere trovata entro la fine dell’anno. Non è difficile immaginarsi che in zona di frontiera si manifesterà di nuovo una forte opposizione, e dato che l’accordo dovrà passare attraverso una ratifica parlamentare, non è da escludere che anche l’entrata in vigore della nuova versione venga rinviata alle calende greche.