Lavorare in Svizzera: il ruolo del commercialista

Samuel Dini

È diventato più difficile per gli imprenditori italiani lavorare in Svizzera. L’effetto dei provvedimenti preso per proteggere l’economia locale, per esempio con l’introduzione della LIA, si fa sentire. Gli artigiani e gli indipendenti provenienti da oltre frontiera, possono ormai difficilmente operare senza far capo a degli specialisti che conoscano bene le problematiche specifiche della regione di frontiera. La Fiduciaria Dini, di Lugano, assiste in particolare chi lavorando a cavallo della frontiera deve tener conto delle legislazioni di due Stati diversi. Abbiamo chiesto al titolare Samuel Dini di parlarci dei problemi cui si trovano confrontati oggi i suoi clienti.

Che cambiamenti l’hanno colpita in particolare negli ultimi tempi?

Fino a due anni fa della Svizzera si poteva dire che c’erano delle regole conosciute, su cui si poteva fare affidamento. Oggi questa situazione è un po’ cambiata. Un’esempio è il segreto bancario: è vero che c’erano stati dei segnali, ma nessuno li ha presi veramente sul serio, e da un giorno all’altro una cosa data per certa per decenni, come il segreto bancario, è venuta a cadere, lasciando la gente impreparata. Un’altro esempio, che riguarda il Ticino, è quello della LIA (Legge sulle imprese artigianali), che impone agli artigiani che vogliono operare in Ticino di iscriversi a un albo professionale. Se prima per un artigiano italiano venire a fare un lavoro in Svizzera era semplicissimo, adesso le cose sono più difficili.

Quali sono i problemi che osserva?

I problemi sono dati sopratutto dall’incertezza sulle procedure e sulla tempistica: non è sempre chiaro quanto tempo è necessario per fare tutte le procedure. La situazione svantaggia in particolare le nuove imprese. Per poter cominciare a lavorare bisogna essere iscritti alla LIA. Se un artigiano costituisce una nuova società, succede che pur avendo fatto un certo investimento debba rimanere fermo attendendo che l’iscrizione diventi effettiva. Come consulente è un momento un po’ complicato, perché non si riesce a dare le informazioni, in quanto neanche noi le riceviamo. È chiaro che in parte questo era voluto, ed effettivamente si riscontra un certo effetto dissuasivo.

Lei consiglia ai suoi clienti desiderosi di intraprendere una attività in Svizzera di dotarsi di una ragione sociale, per esempio una Sagl. Cosa sono i vantaggi di una Sagl rispetto a una ditta individuale?

Con la ditta individuale si rischia di venir tassati anche in Italia: il fatto che non ci sia una vera separazione fra l’indipendente e la sua attività in Svizzera può infatti creare problemi con il fisco italiano. Anche avendo una sede fissa in Svizzera, c’è il grosso rischio di essere tassato in Italia per tutto quello che si guadagna, oltre a dover pagare le imposte sul reddito in Svizzera. Con una Sagl (Società a garanzia limitata) questa separazione è netta. La Sagl è tassata in Svizzera per l’utile che fa in Svizzera; l’artigiano o il professionista indipendente diventa dipendente della ditta, e in quanto tale in Svizzera è tassato alla fonte. In Italia, se vive nella fascia di frontiera, al momento, questa tassazione è definitiva, mentre se è residente in un comune a oltre 20 km dalla frontiera deve pagare le tasse in Italia con un accredito di imposta su quello che ha già pagato in Svizzera. Osserviamo pero che anche in questo campo le cose stanno cambiando con il nuovo accordo fiscale sui frontalieri. Avere una ragione sociale svizzera aiuta anche nei confronti del cliente svizzero perché in questo modo ha a che fare con una società svizzera.

Qual’è l’investimento necessario per fondare una Sagl?

In partenza sono necessari Fr. 20’000 di capitale sociale. Una volta completata la procedura, che dura circa un mese, questi mezzi possono venire usati per l’attività. Le spese di fondazione si collocano attorno ai Fr. 3’000 per il notaio, il commercialista e il registro di commercio. Se il cliente è residente in Italia possiamo anche occuparci della gerenza e della gestione, naturalmente con dei costi aggiuntivi.

Fra i vostri clienti ci sono anche degli immigrati, o più in generale stranieri che vogliono stabilirsi in Svizzera?

Siamo in grado di offrire una consulenza anche a questa tipologia di clienti. Nei casi più semplici si tratta di spiegare le implicazioni del permesso di domicilio e come affrontare tematiche come l’assicurazione sanitaria, o i rapporti con i fisco e le istituzioni della previdenza sociale. Nel caso dei pensionati bisogna capire a quali condizioni si può ottenere il permesso di soggiorno (è necessario un certo reddito), le modalità di versamento della pensione, la necessità di avere una cassa malati, come impostare le relazioni bancarie, e naturalmente tutto l’aspetto fiscale. C’è quindi un supporto al momento del trasferimento, e poi in genere si segue il cliente con la tassazione annuale. A livello generale cerchiamo di far capire alla gente che vivere in Svizzera è diverso dal vivere in Italia, ci sono costi diversi, ci sono lingue diverse, e una mentalità diversa. Non si deve pensare che in Svizzera sia tutto bello, tutto facile: vogliamo anche evitare che dopo qualche mese ci si accorga di aver fatto la scelta sbagliata. L’idea è di dare una consulenza a 360 gradi. Noi ci occupiamo degli aspetti per i quali abbiamo le competenze; dove ci mancano siamo in grado di indirizzare il cliente agli specialisti appropriati, sia svizzeri che italiani, collaborando con commercialisti italiani, cosi da consigliare al meglio i nostri clienti, sia per la parte svizzera che quella italiana.

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