Frontaliera pagata Fr. 1’300.- al mese: denunciato negozio di Lugano

Il golfo di Lugano (foto Liliana Holländer)

Il sindacato ticinese OCST ha denunciato un negozio situato sul lungolago di Lugano che ha assunto una commessa frontaliera per un salario di Fr. 1’300.- al mese, pari a Fr. 7.14 all’ora. Il salario minimo previsto per una venditrice sarebbe di Fr. 3’148.- al mese.

Nel comunicato diffuso dall’OCST si precisa che il contratto sottoscritto fra il negozio Montenapoleone & Co, in via Marconi 2 a Lugano e una ragazza frontaliera prevede – oltre al suddetto vergognoso salario – un orario di lavoro di 42 ore settimanali e la funzione di venditrice non qualificata. In buona sostanza, fr. 7.14 all’ora lordi per un’attività a tempo pieno esercitata da una collaboratrice senza qualifica (attestato o diploma).

A partire dal 1. aprile 2013, il Consiglio di Stato del Cantone Ticino, su proposta della Commissione tripartita, aveva emanato un decreto concernente il Contratto normale di lavoro per il settore della vendita (negozi con meno di 10 addetti). Il salario minimo definito per legge per una venditrice senza qualifica: fr. 17.30 all’ora (corrispondenti a fr. 3’148.60 al mese lordo). Una differenza salariale non riconosciuta di fr. 1’850.– mensili lordi.

Sorprende ed indigna – afferma il sindacato -, il tentativo (peraltro goffo) dei proprietari del negozio nel motivare l’importante differenza salariale: “ha insistito per farsi assumere”, “non ha esperienza nel settore”, “non avevamo bisogno di lei, l’abbiamo assunta per farle un piacere”.

OCST, su mandato ricevuto dall’associata, provvederà ad avviare una causa civile presso la lodevole Pretura di competenza, postulando il buon diritto alle differenze salariali non riconosciute ed al regolare periodo di disdetta ea segnalare all’Ufficio dell’Ispettorato del lavoro la fattispecie per gli accertamenti e i provvedimenti che il caso impone. Nei prossimi giorni, OCST si riserva inoltre di verificare gli estremi e, nell’evenienza, di procedere ad una segnalazione alla Magistratura dell’ipotesi di reato di “sfruttamento dello stato di bisogno”.

Red./Comunicato