Anziani, italiani e in Svizzera

Erano arrivati in Svizzera negli anni ’50 e ’60 anni in cerca di lavoro. Gli anni sono passati, il sogno di rientrare in patria è svanito e gli immigrati di un tempo sono ormai in casa anziani, spesso soli e abbandonati.

Nonostante i lunghi anni passati nella Confederazione, molti il tedesco lo parlano poco e male. Ma non è solo una questione di lingua. Mancano anche la cucina e quell’atmosfera che ricordi il paese d’origine, che probabilmente non vedranno mai più. Proprio per questo, in molte case per anziani elvetiche, sono stati introdotti dei reparti specifici per meglio assistere gli ospiti italiani.

Sul tavolo della cucina, in questi giorni di festa, non può mancare il panettone. L’aria sa di caffè espresso e la musica che proviene dall’impianto stereo è tutta italiana. Ci troviamo in una casa anziani del Canton Zurigo. Manca poco a Natale. Qui come a Berna, da anni sono stati istituiti dei reparti pensati specificamente per gli anziani italiani.

“Si tratta di una popolazione molto numerosa, ci dice un’operatrice della struttura, “molti sono, infatti, quelli che dopo il pensionamento hanno rinunciato a tornare a casa. Spesso perché al paese non hanno più nessuno. I figli sono nati in Svizzera e qui hanno famiglia. Che senso ha tornare in patria trovandosi magari ancora più soli e senza assistenza?”

Le esperienze fatte finora a Zurigo e Berna sono molto positive. “Gli italiani molto più di altre culture estere, hanno bisogno di riferimenti che li avvicinino alle loro origini” dice ancora l’operatrice, anche lei di origini italiane. “Vivere in una “casa anziani” non è propriamente il massimo, comunque, qui, attraverso una dieta il più possibile mediterranea, animazioni fatte nella loro lingua e sopratutto assistenti e infermieri che parlano italiano, noi cerchiamo di rendere il loro soggiorno il più piacevole possibile”.

Una sfida per il futuro

Non si tratta solo di un gesto di generosità. Durante decenni, anche questi ospiti hanno pagato tasse e contributi allo Stato svizzero, guadagnandosi il diritto di vivere l’autunno della vita nel miglior modo possibile. Tuttavia, in Europa, è difficile trovare esempi simili. I maggiori costi, per realizzare padiglioni dedicati, non sono da sottovalutare. Non dappertutto la politica è sensibile a questi problemi. Oltretutto, la popolazione invecchia ovunque nel continente ed è sempre più variegata. In un prossimo futuro si dovrà cominciare a riflettere sui bisogni di altri gruppi culturali e linguistici come gli spagnoli o gli slavi che hanno iniziato la loro emigrazione più tardi. “L’emergenza anziani” non fa che cominciare.

Mario Besani