Varese: aperta la caccia ai gamberi della Louisiana
Sembra che siano molto buoni con il risotto. I gamberi della Louisiana, finiti chissà come nel lago di Varese, figurano già sul menu di molti ristoranti. La loro cattura è incoraggiata dalle autorità che hanno emanato un regolamento per disciplinarne la raccolta.
I crostacei americani provengono probabilmente da qualche acquario o da una acquicoltura. Come è già successo anche in altre regioni d’Italia, grazie alle loro notevoli capacità di adattamento, che permettono loro di proliferare anche in acque inquinate, si sono subito ambientati, riproducendosi a grande velocità.
Si tratta però di una specie che alle nostre latitudini, non avendo nemici naturali, può provocare gravi danni alla biodiversità. Il gambero è un vorace divoratore di uova di pesce, di anfibi e di insetti acquatici. Se non ne trova, si nutre anche di alghe e piante acquatiche. È in grado anche di resistere per diverse ore fuori dall’acqua, danneggiando le coltivazioni delle vicinanze. Per i danni che provoca alle popolazioni di gamberi nostrani, si è addirittura guadagnato il titolo di “gambero killer”: è infatti portatore sano di malattie letali per le nostre specie.
Ma almeno è buono da mangiare. Le autorità della provincia di Varese hanno deciso di autorizzarne la cattura anche da parte di chi non ha la licenza di pesca. L’importante che la cattura avvenga nel rispetto dell’ambiente. Sembra infatti che qualche furbo, con la scusa di catturare i gamberi, si sia messo a pescare anche pesci per i quali ci vuole la licenza.
Sarà dunqe vietato utilizzare rastrelli, fiocine e strumenti che possono modificare i fondali dei torrenti. L’unico mezzo consentito sono le mani protette da guanti. Sarà anche vietata la pesca nelle ore notturne e nelle zone protette, come la palude Brabbia. “Lo scopo di questo regolamento non è vietare il prelievo, ma atteggiamenti dannosi», sottolinea Bruno Specchiarelli, l’Assessore all’Agricoltura e tutela faunistica della Provincia di Varese.
La validità del regolamento si estende anche alla parte italiana delle acque soggette alla convenzione italo-elvetica, e cioè ai laghi Ceresio e Verbano e al fiume Tresa.
Michele Andreoli
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