Salari in euro? Sì, ma al cambio del giorno

Euro (foto cc wfabry)

Una ditta del Luganese che convertiva in euro ad un cambio a lei favorevole i salari dei frontalieri previsti dal contratto collettivo di lavoro, è stata condannata a versare la differenza rispetto al cambio normale.

Lo ha decretato il giudice di pace interpellato dal sindacato cristiano OCST, in disaccordo con la prassi adottata dalla ditta. Il giudice ha statuito che “il cambio proposto e fatto sottoscrivere è manifestamente sproporzionato rispetto alle quotazioni di quei giorni ed a sfavore della dipendente… Ne consegue in modo evidente che detta sproporzione si configura come un riportare sul lavoratore il rischio d’impresa …”.

La ditta, come riferisce un comunicato diffuso oggi dall’OCST, è stata conseguentemente condannata a rifondere alla dipendente la differenza tra il cambio effettivo e quello stabilito dalla ditta.

Secondo l’OCST, la decisione non consente di risolvere alla radice e integralmente il tema dei salari in euro. Il sindacato chiede infatti di vietare il pagamento dei salari in moneta estera, o perlomeno di inserire questa possibilità tra le misure di accompagnamento applicabili in caso di abuso.

Il tema è già stato affrontato anche in ambito politico. Sul piano cantonale, una dettagliata interrogazione di Gianni Guidicelli aveva tra l’altro condotto il Consiglio di Stato ticinese ad esprimersi in favore di una modifica del Codice delle Obbligazioni che renda imperativa la disposizione sul versamento del salario in moneta legale.

Sul piano federale, sollecitato da una domanda e da una successiva mozione del consigliere nazionale del Partito popolare democratico Meinrado Robbiani in Parlamento, il governo federale si era invece detto contrario al divieto di pagare i salari in moneta estera. Non aveva nemmeno aderito alla proposta di inserire tra le misure di accompagnamento alla libera circolazione la possibilità di vietare i salari in euro.

Secondo l’OCST il problema fonte di possibili manovre speculative da parte delle aziende, rimane sul tappeto. Con la decisione ottenuta, afferma il sindacato, si fa cioè un passo significativo nella direzione auspicata e si concorre a restringere il campo degli artifici di cambio penalizzanti per i lavoratori.

Red./Comunicato OCST