La Svizzera, paese industriale

Un' officina dell' ABB (foto ABB)

La Svizzera è il paese più industrializzato del mondo. Contrariamente al luogo comune che fa risalire la ricchezza della Svizzera al settore finanziario, il contributo più importante al prodotto nazionale svizzero proviene dall’industria.

In cifre assolute il fatturato industriale svizzero, con circa 100 miliardi di dollari, si colloca al 19esimo posto della classifica mondiale, assieme ai Paesi Bassi o a Taiwan. Ma nella classifica pro capite, la Svizzera è saldamente in testa.

Lo indicano le cifre raccolte dal World Economic Forum nel rapporto sulla competitività mondiale. Con una produzione di 12’400 dollari per abitante, il settore industriale svizzero supera il Giappone, e Singapore, con $ 8’600 $ e $ 8’500 rispettivamente al secondo posto e al terzo posto nella classifica mondiale.

La produzione industriale pro capite di paesi come la Francia o l’Italia non raggiunge neanche la metà dei valori svizzeri. La Cina poi da queste cifre è ancora molto lontana: anche se in termini assoluti guida le classifiche, pro capite il fatturato industriale raggiunge a malapena 1500 $.

Come mette in evidenza l’associazione per la promozione dell’economia svizzera Avenir Suisse, sono due le ragioni che spiegano questa situazione.

Innanzitutto in Svizzera la contrazione della produzione industriale, che ha caratterizzato la maggioranza dei paesi europei a partire dagli anni ’70, è stata più contenuta. Attualmente in Svizzera la produzione industriale contribuisce al 20% del prodotto interno lordo (Italia: 16%). Il contributo del settore finanziario è nell’ordine di grandezza del 11%.

Inoltre l’industria svizzera è stata capace di sviluppare soprattutto la produzione ad alto valore aggiunto: farmaceutica, diagnostica medica, strumenti di precisione, orologi di lusso, e così via. Prodotti che resistono bene anche alle fluttuazioni di prezzo, e che hanno permesso all’industria di far fronte, almeno finora, all’apprezzamento del franco.

Paradiso fiscale o cooperazione internazionale

Le diverse posizioni che si manifestano nel dibattito in corso in Svizzera sulla risposta da dare alla crescente pressione internazionale per ottenere una maggiore collaborazione della Svizzera nella lotta all’evasione fiscale, riflettono i diversi interessi in gioco.

Da una parte ci sono le grandi banche e il settore industriale, fortemente dipendenti dall’esportazione, che per garantirsi l’accesso ai mercati esteri sono disposti ad ampie concessioni anche in merito al segreto bancario. Dall’altra parte c’è invece il settore che si occupa prevalentemente della gestione patrimoniale – composto dagli amministratori di patrimoni privati e dalle piccole banche private – invece piuttosto interessato a una Svizzera formato Principato di Monaco o isole Cayman, rifugio per i capitali in fuga dal fisco di tutto il mondo.

In mezzo le autorità federali, che cercano di costruire un compromesso in grado di conciliare gli interessi contrapposti.

MA