Frontalieri alla rovescia

Oltre 1.500 operai e artigiani svizzeri varcano -ogni giorno- la frontiera italiana per andare a lavorare nel Varesotto. Un tempo impensabile, il pendolarismo alla rovescia, è favorito dalla crisi occupazionale che sta colpendo il Canton Ticino, combinato con la debolezza del franco che rende attrattivi gli stipendi italiani.

Non si può certo parlare di un vero e proprio trend all’ inverso. Tuttavia, secondo quanto scrive il quotidiano “Il Tempo”, ci sono almeno 1500 frontalieri «alla rovescia». I dati, che emergono da uno studio condotto dalla Camera di Commercio di Varese riferiti al 2009, parlano chiaro. A fronte dei circa 19.300 lavoratori varesini impiegati nel Canton Ticino, vi sono più di 1.500, tra dipendenti e imprenditori di nazionalità svizzera, che operano nel Varesotto.

Il quarto gruppo più numeroso

Gli elvetici, costituiscono ormai il quarto gruppo straniero più numeroso dopo albanesi, marocchini e rumeni. Si tratta di professionisti che operano in vari settori: da quello industriale a quello manifatturiero. Le ragioni di questo fenomeno, un tempo impensabile, è presto spiegato.

Euro forte

Il motivo principale dell’”emigrazione” svizzera, va ricercato prima di tutto nella forza straordinaria dell’euro che ha fatto diventare improvvisamente a buon mercato il lavoro svizzero che ai tempi della Lira era invece considerato inarrivabile per gli eccessivi costi. A incidere c’è anche la difficile situazione economica che non ha risparmiato nemmeno la Svizzera. Sono diverse le aziende (sopratutto ticinesi) che si trovano a fare i conti con vendite in stallo e cali produttivi. Le più colpite sono le ditte specializzate nelle lavorazioni di precisione o le imprese che operano nel settore manifatturiero. Aziende che ora cercano di conquistare altri mercati, tra i quali quello italiano.Così, ogni giorno, 1500 frontalieri «vanno al contrario». Il Tempo/Redazione