Chi lavora in Italia deve pagare le tasse in Italia
Buongiorno, lavoro insieme a molti altri colleghi per una Società svizzera ma il nostro luogo di lavoro è in Italia, sul confine, ed in territorio doganale ma pur sempre in Italia. Ora l’agenzia delle entrate chiede la riscossione delle tasse anche retroattivamente. Siamo in possesso di permesso B ma non esiste accordo tra Società e Stato Italia che regoli la situazione più unica che rara che esiste da decine e decine di anni. Sul contratto è indicato un luogo di lavoro in Svizzera ma di fatto si è in Italia. Possibile che la Società sia esente da colpe? Abbiamo modo e ragione di difenderci legalmente?
L’articolo 15 della “Convenzione tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica Italiana per evitare le doppie imposizioni” statuisce molto chiaramente che “gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un residente di uno Stato contraente riceve in corrispettivo di un’attività dipendente sono imponibili soltanto in detto Stato, a meno che tale attività non venga svolta nell’altro Stato contraente. Se l’attività è quivi svolta, le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo altro Stato.”
È quindi chiaro che se si lavora in Italia, il reddito che si riceve viene tassato dall’Autorità fiscale italiana. Oltre al reddito, la ditta che occupa dipendenti in Italia deve versare anche i contributi sociali previsti dalla legislazione italiana. Se la ditta non ha una filiale in Italia, deve dotarsi di un rappresentante fiscale e previdenziale in Italia, in grado di produrre un CUD italiano con tutte le detrazioni (IRPEF, ecc.) previste dalla legislazione italiana. La situazione dei dipendenti italiani di una società straniera senza filiali in Italia l’abbiamo riassunto qui: https://www.infoinsubria.com/lavorare-a-milano-con-un-contratto-svizzero/ (clicca).
Evidentemente la società per cui lavorate non è esente da colpe. Anzi: dato che in Italia le tasse vengono prelevate dal salario, sarebbe stata la società a dover svolgere questo compito. Ma probabilmente la società non ha filiali in Italia e quindi il fisco si è fatto vivo presso i dipendenti.
Se è stato indicato un luogo di lavoro svizzero, la società ha probabilmente detratto dal salario l’imposta alla fonte svizzera, senza in verità averne il diritto, visto che voi lavorate in Italia. Andrebbe quindi valutata, con l’auto di un legale, l’opportunità di chiedere al vostro datore di lavoro la restituzione di questi importi. Il problema però è che il contratto che indica come luogo di lavoro una località svizzera l’avete firmato anche voi, rendendovi in certo modo complici.
Normalmente i frontalieri al contrario, cioè le persone che risiedono in Svizzera (permesso B o C) e si recano ogni giorno a lavorare in Italia, si trovano nella situazione di cui abbiamo parlato qui: https://www.infoinsubria.com/frontaliere-al-contrario-lavoro-in-italia-residenza-in-svizzera/ (clicca).
Se siete affiliati a un sindacato potete chiedere una consulenza ai loro sportelli. L’Ordine degli avvocati offre questo servizio che permette di chiedere un primo consiglio: http://www.oati.ch/home/servizi/servizio-consulenza-giuridica.html (clicca).