Padroncini e frontalieri: correggere le distorsioni della concorrenza

Frontalieri in dogana (Infoinsubria)

La legge dei vasi comunicanti non si discute: se si collega un mercato con salari bassi con uno con salari alti, automaticamente da una parte i salari saliranno e dall’altra diminuiranno. Se a questo divario si aggiunge anche un vantaggio fiscale a lavorare nel paese con i salari più alti, come nel caso dei frontalieri fiscali, che sono esentati da dichiarare i loro redditi al fisco italiano, l’effetto è assicurato.

Il mercato del lavoro in Ticino è sotto pressione. Lo si vede dai risultati dello studio sul mercato del lavoro transfrontaliero presentato a Bellinzona dal governo cantonale in corpore. Il 25% dei salariati che lavorano in Ticino è costituito da frontalieri. La media svizzera è del 5%. In Ticino i salari più bassi della media svizzera, e la disoccupazione più alta.

Evidentemente questa situazione porta anche dei vantaggi: gli imprenditori hanno a disposizione dipendenti in grande quantità e disposti a lavorare per poco; i consumatori possono far fare le riparazioni da artigiani a poco prezzo e far la spesa oltre confine a prezzi modici. Ma a preoccupare il governo ticinese naturalmente non sono questi fenomeni, ma bensì il loro rovescio, cioè l’effetto negativo sui redditi e sull’occupazione dei residenti provocato dalla concorrenza da oltre confine, che suscita crescente malcontento. Si impongono quindi misure correttive.

Notifiche a pagamento per gli indipendenti; più tasse per i frontalieri

Assieme allo studio il governo ha presentato anche un lungo elenco di misure che dovrebbero contribuire ad arginare il fenomeno. La maggior parte dei provvedimenti proposti però non è di competenza cantonale, e quindi Bellinzona deve prima riuscire a convincere le autorità federali ad allinearsi sulle posizioni ticinesi.

Fra i provvedimenti auspicati si rileva in particolare il potenziamento dei controlli sul mercato del lavoro, per evitare una eccessiva pressione sui salari. Bellinzona, inoltre, preme molto sulla modifica del modulo di notifica per gli indipendenti stranieri desiderosi lavorare in Svizzera: le notifiche non dovranno più essere gratuite, ma saranno sottoposte ad una tassa. Con l’introduzione dello scambio automatico di informazioni con l’Italia riguardo alle prestazioni effettuate in Svizzera dagli indipendenti senza stabile organizzazione in Svizzera, si vuole evitare che evitando di far fronte ai propri impegni fiscali e previdenziali in Italia gli indipendenti si creino un ulteriore vantaggio competitivo.

Le autorità ticinesi si sono dette molto soddisfatte per l’adozione della mozione presentata da consigliere nazionale Ignazio Cassis, con la quale in futuro anche gli artigiani stranieri saranno sottoposti all’IVA anche per fatture inferiori a Fr. 10’000.

Quanto ai frontalieri che abitano nella fascia dei 20 chilometri dal confine, che godono del privilegio di non dichiarare in Italia, le autorità ticinesi intendono aumentare i contributi richiesti dal fisco, introducendo per esempio la possibilità di tassare il reddito dei frontalieri sposati cumulato a quello eventualmente percepito dalla moglie. Si vuole inoltre aumentare l’aliquota per i redditi da attività accessoria dal 4% al 10%.

Tutti i Dipartimenti hanno avanzato delle proposte. Il Dipartimento delle istituzioni intende aumentare i controlli alla frontiera, quello dell’Educazione vuole introdurre una tassa per gli apprendisti esteri, quello della Sanità propone di verificare in modo più severo le qualifiche degli operatori sanitari. Ancora nulla dal Dipartimento del territorio. Il direttore Zali, che ha appena assunto la carica, si riserva di inoltrare le sue proposte più tardi.

Un lungo catalogo di nuove prescrizioni e divieti insomma, che solo in parte sono di competenza esclusiva di Bellinzona, e sulla cui attuabilità andranno ancora effettuati accertamenti e prese decisioni politiche a livello federale.

Le grandi novità arriveranno solo quando andranno finalmente in porto le trattative fiscali con l’Italia, che potrebbero portare ad una radicale revisione dell’Accordo del 1974 tra la Svizzera e l’Italia sull’imposizione dei lavoratori frontalieri. Ma su come vadano le cose su questo fronte, le informazioni, anche da parte del governo ticinese, sono molto scarse.

MA