Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Canton Ticino svolge da alcuni anni un’inchiesta sull’andamento congiunturale dell’economia ticinese, interpellando 302 aziende. Infoinsubria ha chiesto al direttore della Camera di commercio Luca Albertoni di commentare le tendenze generali emerse dall’inchiesta sull’esercizio 2012 e sulle prospettive per il 2013.

Si direbbe che l’economia ticinese abbia retto l’impatto con questa crisi, peraltro non ancora superata…

Sostanzialmente sì. Già negli anni passati avevamo avuto indicatori di questo tipo. Una sostanziale stabilità c’è, con situazioni difficili in alcuni settori. I dati dell’aggregato “commercio e servizi” sono meno buoni rispetto agli anni passati, per i motivi che conosciamo. In questi settori i dati sull’occupazione sono peggiori rispetto al 2009 − 2010. Questa è naturalmente una fonte di preoccupazione. È innegabile quindi che ci sia un certo nervosismo, ma globalmente possiamo dire di non essere più i parenti poveri dell’economia svizzera, che entrano in crisi non appena la Germania ha il raffreddore

Sorprende il risultato riguardante i salari: dalla vostra analisi i salari risultano sostanzialmente stabili, senza quei fenomeni di dumping salariale così temuti…

I casi di dumping ci sono e vanno puniti con decisione, ma dall’inchiesta non emergono situazioni di dumping generalizzato. So che con queste affermazioni non raccolgo grandi consensi nell’opinione pubblica, però i dati dicono questo. Gli accertamenti anche recentissimi della commissione tripartita in materia di libera circolazione mostrano che in cinque o sei settori considerati molto delicati non sono stati riscontrati fenomeni di dumping. Bisogna evidentemente intervenire con decisione là dove il fenomeno si manifesta, ma parlare di dumping generalizzato sarebbe sbagliato.

Quali sono le sfide per il 2013?

Ci sono diverse sfide su diversi livelli. In Svizzera dobbiamo renderci conto del potenziale e dei vantaggi che abbiamo rispetto ad altri paesi. Tocca soprattutto alla politica evitare di introdurre regole eccessive o penalizzanti per le aziende, perché le aziende hanno dimostrato di saper fare il loro lavoro, se hanno la possibilità di operare in un quadro favorevole al mondo imprenditoriale. Io credo che questo sia il primo messaggio che occorre dare al mondo politico. A volte l’adattamento a situazioni difficili richiede anche misure dolorose: questo fa parte purtroppo della dinamica economica. Ma io credo che se ognuno svolge il suo ruolo correttamente, la Svizzera e il Ticino devono temere relativamente poco.

MA