Il futuro del segreto bancario svizzero

È inutile illudersi:  se cambiano i rapporti di forza, se vengono ridefinite le regole del gioco valide per il funzionamento di una economia sempre più globale e interdipendente, anche una istituzione come il segreto bancario ne subirà le conseguenze.

Questo processo viene analizzato nel libro di Remigio Ratti “Svizzera segreta?” che la BancaStato ha voluto mettere a disposizione di tutti gli studenti di economia e commercio del cantone. In occasione della presentazione dell’iniziativa, il prof. Ratti ha sottolineato come i mutamenti verificatisi nell’ultimo decennio nel campo di forze internazionale  hanno portato ad una evoluzione che “restringe gli spazi di manovra della posizione svizzera sul mercato internazionale e quindi anche di quelli della salvaguardia del segreto bancario.”

Le ragioni sono molteplici: il crollo della cortina di ferro, che ha fatto svanire la necessità di tenersi stretto un alleato affidabile come la Svizzera; la globalizzazione, che ha portato ad una espansione del raggio d’azione delle grandi banchi svizzere, presenti, con le proprie filiali, anche sulle maggiori piazze finanziarie estere; e la crisi finanziaria che ha reso i paesi maggiormente colpiti meno tolleranti rispetto all’evasione fiscale.

Il segreto bancario svizzero, nato come obbligo di discrezione delle banche a salvaguardia degli interessi economici privati dei loro clienti, viene oggi additato dai paesi vicini come un nemico “quasi che la Svizzera fosse la causa prima di fattori negativi che invogliano il capitale a non rimanere nel paese di domicilio dei suoi detentori.”

La pressione internazione obbliga la Svizzera a ridefinire il segreto bancario. I vicini chiedono lo scambio automatico delle informazioni fiscali. La diplomazia svizzera offre un accordo in cui ci si impegna a prelevare sui redditi dei fondi stranieri una imposta alla fonte, la cosiddetta euroritenuta, da riversare in gran parte ai paesi d’origine dei beneficiari. In cambio viene salvaguardata l’anonimità dei clienti. Ma purtroppo questa ridefinizione delle regole del gioco avviene in un quadro non cooperativo, caratterizzato da una sempre maggiore aggressività.

Le incognite sulla collocazione che l’approccio svizzero alla gestione finanziaria riuscirà a trovare nel nuovo campo di forze globale, sono ancora molte. Come è già successo in passato, la Svizzera dovrà adeguarsi, se vuole salvaguardare, per la propria economia, la possibilità di operare e crescere anche all’estero.

Dall’esito delle trattative in corso dipendono i margini di manovra entro cui la piazza finanziaria svizzera potrà lavorare in futuro. In questa situazione, in cui molto è in divenire, il libro di Remigio Ratti è uno strumento prezioso per comprendere quali siano i termini del problema e la posta in gioco.

Michele Andreoli

Remigio Rattti, Svizzera segreta? – Il segreto bancario svizzero e la sua governance territoriale, Giampiero Casagrande editore