Fusioni Record dal 2009 Grazie ai Tagli dei Tassi e PMI in Crescita!

Forte incremento delle operazioni di valore inferiore a 5 miliardi dopo tre anni di rallentamento

La riduzione dei tassi di interesse combinata con un incremento delle attività di fusioni e acquisizioni sta dando nuovo slancio al mercato delle piccole e medie imprese europee, che hanno affrontato vari anni di stagnazione. Dati recenti riportati da Bloomberg indicano che le attività di M&A per transazioni al di sotto dei 5 miliardi di dollari hanno visto una ripresa notevole, dopo tre anni in cui avevano sottoperformato rispetto ai titoli delle grandi aziende. Quest’anno si sono registrate 240 operazioni, tra proposte, in corso e concluse, portando il totale al livello più alto dal 2009.

Questo aumento nelle operazioni di M&A è sostenuto da valutazioni molto competitive. Dopo periodi di rendimenti inferiori, le piccole e medie imprese in Europa ora presentano valutazioni di mercato allettanti rispetto alle grandi imprese, con livelli che non si vedevano dal tempo della crisi finanziaria globale. Tradizionalmente, questo segmento di mercato aveva un valore premium grazie alle prospettive di crescita superiore, ma per la maggior parte dell’ultimo anno, ha registrato valori inferiori. “Queste aziende hanno prezzi così attrattivi da catturare l’interesse sia di fondi di private equity che di acquirenti strategici,” ha commentato Hywel Franklin, gestore di un fondo europeo di piccole capitalizzazioni presso Mirabaud. L’acquisizione da 1,62 miliardi di euro di Esker, un’azienda francese di software, da parte del fondo Bridgepoint e le discussioni per l’acquisto del gruppo farmaceutico spagnolo Rovi sono esempi recenti di questa tendenza.

Le piccole e medie imprese tendono a avere un livello di indebitamento più alto rispetto alle grandi aziende, rendendole più esposte a costi di finanziamento più elevati. Inoltre, l’inflazione ha colpito più duramente le piccole imprese. Questi fattori hanno spinto gli investitori, negli ultimi due anni, a preferire le grandi imprese, percepite come più sicure e resilienti in tempi di crisi.

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Nonostante numerosi inviti da parte delle banche d’investimento a reinvestire nelle piccole capitalizzazioni, molti investitori hanno subito perdite e rimangono cauti nell’acquistare. Alexandre Hezez, direttore degli investimenti presso Group Richelieu, ha osservato che le piccole e medie imprese sono difficile da piazzare sul mercato a causa delle loro recenti performance, anche se il contesto macroeconomico è favorevole. Tuttavia, la situazione per queste aziende sta iniziando a migliorare con la riduzione dell’inflazione e le aspettative che la Banca Centrale Europea procederà con un’allentamento monetario più marcato. È previsto un taglio dei tassi di 25 punti base per ottobre, seguito da un ulteriore taglio di 100 a 125 punti base entro luglio dell’anno prossimo, portando il tasso d’interesse principale vicino al 2%.

Un segnale positivo è anche il calo delle vendite di titoli. Secondo i dati di EPFR Global, i deflussi dalle piccole e medie imprese quotate sono diminuiti a 161 milioni di dollari nei primi nove mesi del 2024, rispetto ai 9,9 miliardi e ai 23,5 miliardi nel 2023 e 2022. Si prevede inoltre che le piccole capitalizzazioni trarranno vantaggio da un aumento della diversificazione del mercato azionario, con la diminuzione dei tassi d’interesse e gli investitori che sposteranno l’attenzione su un numero più ampio di titoli e settori, in contrasto con le poche grandi aziende che hanno dominato i rendimenti recentemente. Gli analisti di Deutsche Bank, Maximilian Uleer e Carolin Raab, sono ottimisti sul fatto che le piccole capitalizzazioni supereranno significativamente le grandi aziende nei prossimi 12 mesi, beneficiando di costi di finanziamento più bassi, revisioni degli utili migliori e una maggiore rotazione dell’esposizione.

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