Calo delle banche a Piazza Affari, con Bper e Mps tra i più colpiti. Il gas naturale si attesta poco sotto i 50 euro per megawattora dopo l’interruzione delle forniture russe all’Europa via Ucraina. L’euro raggiunge i minimi da novembre 2022 rispetto al dollaro
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – La prima sessione del 2025 per i mercati azionari europei è stata caratterizzata da una notevole instabilità. Dopo un inizio di giornata in ribasso, i mercati hanno mostrato una ripresa, aiutati anche dall’apertura positiva di Wall Street. Tuttavia, la borsa statunitense ha successivamente ridimensionato i propri guadagni, a seguito di un calo nelle consegne di Tesla, il primo dopo più di un decennio.
A Piazza Affari, l’indice Ftse Mib ha iniziato la giornata in rialzo, ma ha poi perso circa l’1%, chiudendo comunque la giornata con un guadagno dello 0,55%. Anche da Wall Street le indicazioni sono state incerte, con gli indici che, dopo un avvio positivo, hanno mostrato una fase di rallentamento prima di guadagnare nuovamente slancio. Il periodo festivo ha ancora influenza e gli investitori si trovano in una fase di valutazione riguardo le strategie per il nuovo anno, con particolare attenzione verso le decisioni delle banche centrali e le condizioni economiche in un contesto geopolitico internazionale complesso, con conflitti in atto e grandi cambiamenti nei megatrend, inclusi quelli legati all’intelligenza artificiale e alla transizione dalle auto a combustione interna.
Wall Street ha chiuso in territorio negativo. Il Dow Jones ha perso lo 0,36% chiudendo a 42.392,27 punti, il Nasdaq ha registrato una perdita dello 0,16% a 19.280,79 punti e lo S&P 500 ha registrato una perdita dello 0,22% a 5.868,55 punti. Le richieste di sussidi di disoccupazione negli USA sono diminuite più del previsto. Questi indici provengono da un anno molto positivo: il Dow è cresciuto del circa 13% e lo S&P 500 del 23%, le migliori performance dal 2021; il Nasdaq Composite è salito del 29%. Nel 2024, lo S&P 500 ha raggiunto nuovi massimi per 57 volte, spinto da un’economia forte, la riduzione dell’inflazione e la crescita dei titoli tecnologici legati all’intelligenza artificiale, un settore molto seguito dai mercati. Lo S&P 500 ha così segnato il miglior biennio in un quarto di secolo. I record del 2024 sono stati principalmente grazie alle ‘Magnifiche sette’: Nvidia ha visto un incremento annuale del 171%, Tesla del 62,5%, Meta Platforms del 65%, Apple del 30%, Microsoft del 12%, Amazon del 44%, e Alphabet del 35%. Complessivamente, queste sette grandi aziende hanno registrato un incremento medio del quasi 65%.
Tesla ha registrato numeri trimestrali inferiori alle attese e un calo annuale nelle consegne per la prima volta. La compagnia di veicoli elettrici di Elon Musk ha consegnato 495,570 veicoli nell’ultimo trimestre dell’anno, avendo prodotto 459,445 auto. Nel 2024, sono stati consegnati 1,789,226 veicoli e prodotti 1,773,443. Gli analisti si aspettavano consegne trimestrali superiori a 500,000 unità. È importante ricordare che i dati sulle consegne sono i più vicini a quelli sulle vendite, che Tesla non comunica. Nel 2023, le consegne erano state di 1,81 milioni. Nel 2024, il titolo di Tesla è cresciuto del 63%, soprattutto grazie alla vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali, fortemente supportato da Musk. A metà dicembre, il titolo ha raggiunto il suo valore massimo, che resisteva dal 2021.
A Piazza Affari, le azioni delle compagnie petrolifere hanno avuto un buon rendimento: Eni è cresciuta del 2,8%, Saipem del 6,1% e Tenaris del 2%. Le utility hanno anch’esse registrato buone performance. Hanno spiccato anche le azioni di Tim (+1,2%) in seguito a voci su una possibile separazione delle unità di business ‘consumer’ e ‘enterprise’ e sulla vendita imminente di Sparkle entro il mese di gennaio. Le banche, invece, hanno avuto una performance negativa, nonostante una chiusura al di sopra dei minimi di sessione. Fuori dal paniere principale, Geox ha perso il 7,5%, a causa dell’annuncio di due future aumenti di capitale per un totale di 60 milioni di euro tra il 2025 e il 2026.
Nel mercato delle valute, l’euro è sceso a livelli non visti da novembre del 2022, toccando quota 1,023 dollari. A sostenere il rialzo del dollaro sono stati i dati sui sussidi alla disoccupazione negli USA, che hanno confermato la solidità del mercato del lavoro americano. Nel primo giorno del 2025, la presidente della BCE Christine Lagarde ha ribadito l’impegno dell’istituto a portare il tasso di inflazione nell’Eurozona vicino all’obiettivo del 2% in modo duraturo, sperando di raggiungere tale obiettivo entro il 2025.
I prezzi europei del gas naturale hanno chiuso la giornata in rialzo, appena sotto i 50 euro per Mw/h. A influenzare l’aumento dei prezzi è stata la fine del contratto di fornitura che permetteva al gas russo di passare attraverso l’Ucraina per raggiungere l’Europa. Secondo gli analisti, anche l’ondata di freddo in Europa ha avuto un impatto. Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, la Russia ha perso quasi tutti i suoi clienti europei e molti si sono rivolti al nord-ovest dell’Europa e agli Stati Uniti per le loro necessità di gas. Tuttavia, Slovacchia e Ungheria continueranno a importare gas russo attraverso un diverso gasdotto.
Incremento nei prezzi del petrolio, con il Brent marzo che ha superato i 76 dollari al barile e il Wti che si è avvicinato ai 74 dollari al barile. Le scorte di petrolio negli USA sono diminuite, mentre le scorte di benzina e distillati sono aumentate significativamente a causa di una riduzione della domanda nella settimana terminata il 27 dicembre, come riportato dall’Energy Information Administration (Eia).
La prima seduta del nuovo anno si è chiusa con un lieve aumento dello spread tra i BTp e i Bund. Alla fine della giornata, il differenziale di rendimento tra il BTp decennale di riferimento (Isin IT0005560948) e il Bund tedesco della stessa durata si è attestato a 117 punti, rispetto ai 116 punti della chiusura di lunedì 30 dicembre. Anche il rendimento del BTp decennale di riferimento ha registrato un lieve calo, chiudendo a 3,51%, rispetto al 3,52% della chiusura precedente.
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