Abolire i ristorni?

In Ticino è in corso un dibattito sull’opportunità di chiedere la revisione dell’accordo con l’Italia che prevede il ristorno del 38.8% dell’introito dell’imposta alla fonte prelevato ai frontalieri. Una iniziativa parlamentare del Partito popolare democratico (Ppd) postula la riduzione dal 38,8 al 12.5 % della pecentuale rimborsata all’Italia. Giordano Macchi, Consigliere comunale del Partito liberale radicale a Lugano, avanza un’altra proposta.

Per molti il contenzioso sul ristorno delle imposte dei frontalieri riguarda unicamente la percentuale che ci sarà nel nuovo accordo Svizzera-Italia. Quella di oggi? Una più bassa come con l’Austria? Sarebbe più interessante una riforma radicale che abolisca lo statuto di frontaliere: nessuna deroga fiscale in Italia per la fascia dei 20 km. Questa misura creerebbe una parità di trattamento tra tutti i contribuenti italiani, senza discriminare i frontalieri di Milano che devono allestire una dichiarazione in Italia, mentre non dichiarano il salario percepito in Svizzera i residenti di Como. Le aliquote svizzere basse, base per il computo del credito di imposta, lascerebbero una solida base di introiti per i Comuni di confine.

Prendiamo ad esempio il frontaliere coniugato con due figli con un reddito lordo di 70’000 franchi. Oggi la Svizzera su circa 1’000 franchi di imposta alla fonte ne tiene 600 e ne ridà all’Italia 400. Vediamo cosa succederebbe se fosse abolito sia lo statuto frontaliere sia il dovere della Svizzera di riversare il 40%. Senza il privilegio frontalieri e con una dichiarazione ordinaria il dovuto fiscale in Italia sarebbe di 21’000 franchi, dai quali sono deducibili come credito di imposta i 1’000 franchi. La Svizzera terrebbe il 100% di 1’000 franchi e l’Italia avrebbe nuovo gettito di 20’000 franchi.

Se i Comuni di confine avranno sufficienti ricavi fiscali con questo metodo (basta coordinarsi e chiedere a Roma di ritornare parte di questi nuovi introiti fiscali), allora nessun ristorno svizzero sarebbe più necessario. Questa riforma lascerebbe il 100% dei ricavi dell’imposta alla fonte alla Svizzera, lascerebbe un substrato fiscale in Italia, viste le aliquote italiane più alte e infine garantirebbe un trattamento equo di tutti i residenti in Italia, senza favorire chi è già favorito da stipendi più alti in Svizzera, “regalandogli” pure uno sconto fiscale. Gli unici che non sarebbero contenti, inutile negarlo, sarebbero i frontalieri medesimi, chiamati alla cassa in modo molto più marcato di oggi.

Giordano Macchi, Consigliere Comunale, Città di Lugano