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Di fronte all’incertezza delle direzioni future della BCE, i mercati si affannano nell’interpretare ogni minimo gesto dei suoi rappresentanti

Nel settembre scorso, la BCE ha ridotto i tassi di interesse, ma da allora l’inflazione ha continuato a diminuire. Ci si chiede quindi quali saranno i prossimi passi della BCE e, più in generale, quando terminerà la fase di restrizione monetaria avviata due anni fa. La BCE resta silenziosa su questi punti, e questo silenzio potrebbe non essere risolto prima del secondo trimestre del 2025.

Esaminiamo gli eventi più recenti, che sono principalmente due. Primo: l’inflazione nell’area euro è scesa più di quanto previsto. L’incremento dei prezzi al consumo su base annua, che ad agosto era di 220 punti base, a settembre si è ridotto a 180 punti base, il livello più basso dal aprile 2021. Secondo: la mancanza di chiarezza da parte della BCE riguardo la futura politica sui tassi di interesse genera una cronica mancanza di informazioni nei mercati. Gli analisti reagiscono sempre allo stesso modo: in assenza di dichiarazioni ufficiali, tentano di decifrare ogni minima espressione o gesto dei membri della banca centrale, dai più noti ai meno conosciuti, per cercare di prevedere le mosse future. Questo fenomeno è noto come Effetto Delfi: le aspettative si basano su interpretazioni, il che è il metodo meno affidabile e aumenta il rischio di errori, influenzando negativamente decisioni di famiglie, imprese e mercati. L’ultimo episodio riguarda un’intervento della presidente Lagarde al Parlamento europeo, interpretato dagli analisti come un possibile segnale di una riduzione dei tassi a ottobre. Ancora una volta, molto rumore per nulla (o quasi).

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Il punto cruciale è semplice: non è importante un piccolo cambiamento nel mese di ottobre. Per formare aspettative chiare e consistenti, sono necessari dati su tre fronti per i prossimi due anni: l’andamento dell’inflazione, i tassi di interesse nominali e il tasso naturale. Se la BCE fosse una banca centrale trasparente e responsabile, dovrebbe fornire tutte e tre queste informazioni. Dopotutto, come ci insegna l’analisi economica, quello che realmente conta sono i tassi reali.

La BCE ha indicato le previsioni per l’inflazione: per quest’anno si attesta a 250 punti base, mentre per i prossimi due anni si prevedono 220 e 190 punti base, un ritorno a un livello vicino all’obiettivo di inflazione di 200 punti base. Ma chi si indebita ha bisogno di sapere quali saranno i tassi reali e se la politica monetaria rimarrà restrittiva. Per avere questa informazione, la BCE dovrebbe anche indicare i futuri tassi nominali, cosa che non fa. Per comprendere la continuazione della politica restrittiva, sarebbe necessario conoscere il tasso reale di riferimento, che pure non viene divulgato.

Due recenti studi, tuttavia, si sono occupati di questo argomento, utilizzando il cosiddetto tasso naturale come punto di riferimento. Il tasso naturale rappresenta il rendimento del capitale in un orizzonte temporale più lungo rispetto ai due anni congiunturali e si considera indipendente dagli eventi congiunturali, inclusa la politica monetaria. Confrontando il tasso reale con quello naturale, una politica monetaria può essere considerata neutrale, espansiva o restrittiva a seconda che il tasso reale sia uguale, inferiore o superiore a quello naturale. Il primo studio, condotto da ricercatori della Fed e della Banca di Francia, mostra che il tasso naturale nell’area euro è passato da 150 punti base a -150 punti base tra il 2002 e il 2021, spiegando il 75% della riduzione dei tassi nominali. Inoltre, fino a luglio scorso, la differenza tra il tasso reale e quello naturale è stata positiva, segno che la politica monetaria è rimasta restrittiva. Un secondo studio, condotto da economisti della Banca d’Italia, indica che la politica monetaria della BCE è diventata restrittiva nei primi mesi del 2023 e lo sarà ancora nel 2024. E per il futuro? Questo studio prevede la fine della restrizione nel secondo quadrimestre del 2025. È lodevole l’operato dei ricercatori, ma chi si indebita ha bisogno di sentire la voce ufficiale della BCE, che invece rimane in silenzio. La restrizione continua, in sordina.

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