“Benvenuta impresa”: a Chiasso l’assalto degli imprenditori italiani

Ci mancava soltanto il tappeto rosso(crociato) per accogliere gli imprenditori italiani che stamattina (giovedì 26 settembre) si sono presentati all’iniziativa “Benvenuta impresa”. Il Cinema Teatro di Chiasso si è riempito in ogni ordine di posto grazie ai 300 imprenditori italiani che hanno risposto all’evento ideato dall’Associazione promovimento economico della città di Chiasso (Apec) per attrarre nuove aziende dall’estero.

Sul palco è andato in scena il film “Addio Italia”: una trama in cui autorità comunali, avvocati, fiduciari hanno esposto agli ospiti le opportunità economiche di un eventuale trasferimento in Svizzera. La riunione è stata a porte chiuse per la stampa e per chi non fosse iscritto. Pare infatti che diversi partecipanti italiani nei giorni scorsi abbiano espresso il timore che, in caso di accesso libero all’incontro, in platea avrebbero potuto accomodarsi anche agenti della Guardia di finanza in borghese. E così per entrare bisognava superare il posto di blocco della sicurezza e soprattutto trovarsi nell’elenco degli invitati.

Prima di partecipare all’assemblea gli imprenditori non hanno evitato telecamere e taccuini. A parte qualcuno che se l’è cavata con qualche battuta: “Sono venuto a fare un giro sul lago”, in molti non si sono nascosti, anzi si sono fermati a spiegare le motivazioni che li hanno trasformati in frontalieri di giornata. “Stiamo pensando – ha detto Stefano Ridolfi – di aprire una filiale anche qui e poi, eventualmente, di ampliarla. In Italia andare avanti è dura: si è in balìa del funzionario di turno, seguire tutte le procedure è diventato insopportabile e la politica da cinquant’anni si mobilita soltanto con ideologie e ripicche personali. Conosco personalmente dei parlamentari onesti che, andati a Roma con intenti positivi, sono stati bloccati da un sistema interessato a tutto, fuorché a risolvere i problemi”.

Vi è poi la questione delle tasse e della burocrazia: in Italia assillante, in Svizzera decisamente affrontabile. “In Italia – ha affermato la commerciante all’ingrosso Paola Segreto – vince chi frega l’altro, mentre i soldi delle tasse finiscono in un mangia mangia generale. Chi non paga i fornitori può fallire e poi riaprire senza problemi. Ormai ho resistito solo per l’affetto nei confronti dei miei dieci collaboratori”. Ma non è scontato che, il trasloco, non coinvolga pure i dipendenti. Già perché la Svizzera è un concorrente anche nel mercato del lavoro: “Non ha senso – ha detto Lino Casati, imprenditore nel settore dei servizi – formare il personale in Italia e poi vederselo andar via a guadagnare di più in Canton Ticino. A questo punto, mi trasferisco pure io, così ho risolto il problema”. Alcuni, insomma, hanno già deciso di chiudere nel Bel Paese e riaprire a Chiasso. Altri sono venuti soltanto per ascoltare e informarsi. In un secondo tempo decideranno. Dire di “no” al tappeto rossocrociato, soprattutto pensando alla situazione italiana sarà dura. Molto dura.

Nicola Antonello