Recentemente, un imprenditore indiano ha fatto parlare di sé per una decisione audace che potrebbe segnare un cambiamento radicale nel mondo del lavoro. Suumit Shah, CEO di Duukan, ha infatti sostituito il 90% dei dipendenti nel settore del servizio clienti con l’intelligenza artificiale. Una scelta che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era, dove l’IA non solo migliora la produttività, ma potrebbe anche far scomparire alcuni mestieri tradizionali.
Un esempio concreto di sostituzione dell’uomo con l’IA
L’India, come molti altri Paesi, ha visto crescere esponenzialmente il settore dei servizi clienti, un ambito che ha creato migliaia di posti di lavoro, con operazioni che vanno dal semplice rispondere a domande frequenti all’assistenza più complessa. Tuttavia, questo tipo di lavoro, che spesso si limita a compiti ripetitivi e meccanici, è ora a rischio di essere automatizzato. Shah ha recentemente dichiarato in un’intervista al Washington Post che i tradizionali operatori umani stanno per essere sostituiti da chatbot avanzati, capaci di gestire in modo più veloce ed economico le richieste dei clienti.
Shah ha affermato senza mezzi termini che “questo mestiere è scomparso al 100%”. In pratica, molte delle operazioni di assistenza clienti, come rispondere a domande standard o gestire richieste di base, sono ormai nelle mani di chatbot, che sono in grado di fornire risposte in tempo reale, riducendo enormemente i costi e aumentando l’efficienza.
L’impatto dell’intelligenza artificiale sulle aziende
A detta di Shah, la decisione di sostituire gran parte del team di supporto con l’IA è stata inevitabile. Le ragioni non sono solo legate a una maggiore efficienza, ma anche a un enorme risparmio sui costi. “Con un chatbot, rispondiamo alle richieste in meno di un secondo, e il tempo per risolvere le problematiche è passato da 2 ore e 13 minuti a soli 3 minuti e 12 secondi”, ha spiegato Shah. Aggiunge anche che i costi di gestione sono diminuiti dell’85%, mentre la produttività complessiva è aumentata.
L’adozione di un’intelligenza artificiale avanzata ha ridotto la necessità di una grande forza lavoro, ma l’azienda continua a mantenere solo alcuni supervisori e ingegneri per monitorare il sistema. In effetti, l’azienda si sta concentrando su innovazione e espansione, reindirizzando il budget precedentemente destinato agli stipendi per sostenere questi nuovi progetti.
Un cambiamento difficile, ma necessario?
Questa scelta non è stata semplice per Suumit Shah, come ha ammesso in una dichiarazione. “Abbiamo licenziato il 90% della nostra squadra di supporto. È stato difficile? Certamente. Ma era una decisione necessaria”. Nonostante la durezza della decisione, l’adozione dell’IA sembra essere stata motivata dalla necessità di affrontare la crescente competitività e la pressione sui costi in un mercato globale sempre più digitalizzato.
Nel mondo del lavoro, l’automazione non è una novità, ma il caso di Duukan solleva una questione importante: quante professioni tradizionali saranno sostituite dall’intelligenza artificiale nei prossimi anni? Secondo un recente rapporto di Goldman Sachs, fino a 300 milioni di posti di lavoro potrebbero essere influenzati dall’adozione dell’IA. Un dato che fa riflettere sull’impatto delle nuove tecnologie sulla forza lavoro globale.
La reazione degli utenti sui social: scetticismo e dubbi
La dichiarazione di Shah ha suscitato molte reazioni sui social media, con oltre 2,7 milioni di visualizzazioni su Twitter. Alcuni utenti si sono dichiarati preoccupati per la perdita di posti di lavoro e l’impatto negativo che questa transizione potrebbe avere su milioni di lavoratori. Altri, invece, hanno difeso la scelta, affermando che in realtà l’azienda non avrebbe avuto altra scelta che adottare l’IA, considerando le difficoltà finanziarie e la necessità di rimanere competitiva sul mercato.
Ci sono anche voci che suggeriscono un’altra via: invece di eliminare del tutto i posti di lavoro, sarebbe possibile reindirizzare i dipendenti verso mansioni più complesse, complementari all’IA, migliorando così la collaborazione tra uomo e macchina. In questo modo, i lavoratori potrebbero diventare veri e propri supervisori dell’intelligenza artificiale, contribuendo a ottimizzare il funzionamento dei chatbot.
In definitiva, l’intelligenza artificiale ha già iniziato a cambiare radicalmente il panorama lavorativo, e l’esperienza di Duukan potrebbe essere solo l’inizio di una serie di trasformazioni che interesseranno molti altri settori. La domanda rimane: in che misura l’IA continuerà a sostituire l’uomo, e come possiamo prepararci a questi cambiamenti?
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