Il Ticino adottera presto il salario minimo?

Palazzo del Governo, Bellinzona (foto cc Aliman5040)

Il Parlamento ticinese ha accolto l’iniziativa promossa dai Verdi “Salviamo il Ticino”, che prevede l’introduzione di un salario minimo. Il provvedimento, che dovrà ancora venir approvato dal popolo, ha raccolto il sostegno, oltre che dei Verdi, dei deputati della Lega dei Ticinesi, dei Socialisti e di alcuni Popolari democratici e Liberali-radicali.

Il Parlamento ha così ignorato il parere della maggioranza della Commissione parlamentare che ha esaminato la proposta. L’iniziativa aveva raccolto 11’585 firme. Grande soddisfazione fra i Verdi che nel loro comunicato ribadiscono gli obiettivi dell’iniziativa.

Secondo i Verdi “il salario minimo permetterà di arrestare la tendenza al ribasso dei salari. Impedendo agli imprenditori disonesti di pagare sempre meno i lavoratori, diventerà meno conveniente per quegli stessi imprenditori assumere frontalieri al posto dei residenti.” I Verdi sottolineano “come la soluzione ai problemi del mercato del lavoro debba fondarsi su tre elementi irrinunciabili: salari minimi, contingenti e preferenza ai residenti.”

Anche il partito Socialista si dice ampiamente soddisfatto dell’esito del voto. “Con questo voto – si afferma il Ticino segue il cammino tracciato negli scorsi mesi dai Cantoni Neuchâtel e Giura e si pone in prima fila nella difesa del lavoro per i propri cittadini. Come noto, il Ticino è il Cantone svizzero maggiormente sottoposto alla pressione del dumping salariale, legato alla prossimità con l’area di confine italiana e alla spregiudicatezza di molti, troppi imprenditori nostrani.”

Il Partito Socialista, alieno da ogni atteggiamento xenofobo,” si afferma nel comunicato, “si è sempre battuto per la generalizzazione dei contratti collettivi di lavoro, unica vera soluzione contro il ricorso speculativo a manodopera confinante e non si sorprende che l’avversione a questa iniziativa progressista sia giunta da ambienti liberali e democentristi e dalla maggioranza del PPD, che a parole si dicono preoccupati per la deriva del lavoro che penalizza i ticinesi ma poi nei fatti ostacolano le misure davvero efficaci per farvi fronte.”

Red./Comunicati