Una vita da… precario

(foto cc Alessio85)

Che la scuola italiana sia un’istituzione in profonda crisi lo sapevamo da un pezzo. Ma che il miglior insegnante del paese debba accontentarsi di un tempo parziale a 600 euro al mese è il colmo. E questo solo perché una burocrazia disattenta non sa valorizzare coloro che ancora credono nella scuola e nel loro lavoro.

Storie di precariato, di cervelli in fuga, di docenti mal pagati e non riconosciuti, è piena la cronaca quotidiana. Alcuni giorni fa abbiamo riferito di un giovane e brillante biologo e ricercatore di Varese che si è adattato a trasferirsi nel Canton Ticino – dove insegna nelle scuole media – dopo che gli è stato negato il finanziamento per proseguire le sue ricerche.

Ma la storia di Luca Piergiovanni, 37 anni – se è possibile – è ancora più paradossale. Premiato qualche mese fa dalla stessa ministra dell’ istruzione Mariastella Gelmini quale docente italiano più brillante nel campo dell’innovazione didattica, a giugno, Piergiovanni è stato licenziato dalla sua sede di Uggiate Trevano per far posto ad un altro docente.

Poco c’è mancato che rimanesse completamente disoccupato. Il provveditorato agli studi, gli ha, quantomeno, trovato un nuovo posto a Olgiate Comasco: 8 ore la settimana pari a 600 euro netti al mese. Piergiovanni, durante molti anni, ha affinato con i propri allievi di Uggiate Trevano, nuovi percorsi didattici incrociando i programmi ministeriali con le nuove tecnologie. Una capacità e una costanza notevoli che gli erano valsi, lo scorso anno, un premio dalla ministra dell’ istruzione.

Ora, questo patrimonio di esperienza, rischia di essere spazzato via dalla solita burocrazia. Il lavoro di Piergiovanni, ha fortunatamente attirato l’attenzione di una prestigiosa istituzione USA: l’Università di Yale. Ma Piergiovanni, talmente innamorato del proprio lavoro, ha preferito per il momento rimanere un precario in Italia nella speranza che le cose cambino presto anche se non c’è affatto da scommetterci. Mario Besani