Paolo Longo, Presidente della Federazione Autonoma Italiana Benzinai di Varese

La benzina è uno dei temi più discussi sulla linea di confine insubrica. Per decenni migliaia di italiani hanno valicato la frontiera per effettuare un pieno scontato. Grazie al cambio e alla minore tassazione, da sempre il prezzo del carburante elvetico è decisamente più conveniente. Poi, nel 1999, arriva una svolta epocale: la Carta sconto benzina della Regione Lombardia per chi abita nei pressi del confine. 18 centesimi di sconto per chi risiede nel raggio 10 chilometri (Fascia A), 10 centesimi per la Fascia B, fino a 20 chilometri. Lo sconto si autofinanziava grazie al maggior venduto che ha consentito alla Regione di tenere in piedi il meccanismo. Un sistema perfetto che, però, è via via evaporato. Il vantaggio di fare il pieno in Italia si è eroso e, di fatto, ora è tornato il pendolarismo del pieno con la Svizzera. Ne parliamo con Paolo Longo, presidente della Federazione Autonoma Italiana Benzinai di Varese.

Com’è la situazione odierna?

“Decine di operatori hanno già chiuso. Molti altri sono sull’orlo del baratro. I margini della nostra attività sono già strettissimi e pari a 2 centesimi al litro su un prezzo di 1,75 euro. E’ facilmente intuibile che la caduta dei litri erogati, sta provocando danni enormi. La media sulla fascia di confine è del 30-40% in meno su base annua. La Carta sconto benzina non basta più e non sappiamo per quanto possiamo resistere”.

Cosa chiedete alla politica?

“Di mantenere le promesse della campagna elettorale. Il presidente Roberto Maroni aveva sottoscritto la proposta di inserire due novità che sosteniamo da tempo: l’allargamento della carta anche per il diesel e la flessibilità dello sconto in base al prezzo registrato in Svizzera. Maroni ha vinto le elezioni e quindi ora dobbiamo passare all’incasso”.

In Insubria sta procedendo anche l’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Varese sul presunto cartello delle società petrolifere sui prezzi. Come la vede?

“Già in passato le compagnie erano state condannate con pesantissime multe. Poi si arrivava in Consiglio di Stato e si trovava il cavillo per azzerare tutto. Stavolta vedo una situazione diversa: il vuoto della politica non consente di avere degli appoggi al Governo e così forse sarà più facile giungere a una condanna di chi fissa i prezzi con tre telefonate. Le soluzioni sono due: o si torna a un prezzo fissato dal Governo, oppure mi auguro che l’inchiesta proceda a valanga. Sarebbe ora”.

Nicola Antonello