Frontaliere con posto di lavoro in Italia

Vi scrivo perché sono un frontaliere, vivo in zona di confine e lavoro per un’azienda della svizzera interna. Come è facile immaginare non raggiungo quotidianamente il luogo di lavoro, in realtà essendo un informatico lavoro da casa e non vado praticamente mai alla sede svizzera. Verso fine anno mi sposerò e farò trasloco, perdendo il privilegio di frontaliere nella fascia dei 20 KM. 

Le mie domande sono le seguenti:

Dal momento che non sarò più un frontaliere nella fascia dei 20 KM l’azienda per la quale lavoro sarà costretta a pagare più tasse o non ci sarà nessuna variazione per loro?

Alla presentazione della dichiarazione in Italia avrò diritto alla franchigia di 7.500 euro attualmente in vigore pur non essendo nelle zone limitrofi?

Inoltre, visto che mi sposerò a breve, c’è qualche vantaggio avendo la moglie disoccupata a carico?

Temiamo che lei si trovi in una situazione fiscalmente irregolare, che verrà aggravata dal trasloco e dal matrimonio. In generale vale il principio che il reddito viene tassato nel paese in cui viene svolta l’attività lavorativa. I frontalieri, per esempio, lavorano in Svizzera, e quindi vengono tassati in Svizzera. Se risiedono fuori dalla zona di confine, devono dichiarare anche in Italia, beneficiando della franchigia che lei cita, e detraendo quanto versato al fisco svizzero. Ma si presuppone che il loro posto di lavoro sia in Svizzera. Se lei lavora in Italia, sarebbe tenuto a dichiarare il reddito in Italia, e il suo datore di lavoro a pagare i contributi in Italia. Attualmente lei può forse ancora sostenere di recarsi settimanalmente nella Svizzera interna a lavorare, ma dopo il trasloco lontano dal confine, e con una moglie in Italia, la cosa diventa poco credibile. Per essere in regola l’azienda svizzera, se non dispone di una filiale in Italia che la può assumere, dovrebbe dotarsi in Italia di un rappresentante fiscale e previdenziale, in grado di produrre il CUD e di rappresentare l’azienda di fronte al fisco e agli enti previdenziali, come abbiamo già avuto occasione di spiegare ad altri lettori (clicca). Un’altra strada per mettersi in regola potrebbe essere quella di dotarsi di una partita IVA italiana e di fatturare al suo attuale datore di lavoro come indipendente.