Potendo idealmente scegliere di essere un frontaliere residente nella fascia dei 20km in Italia, un frontaliere di un altro Paese confinante con la Svizzera o un iscritto all’Aire (trasferimento stabile in Svizzera), quale di queste opzioni garantirebbe il miglior trattamento fiscale? O meglio, dove converrebbe risiedere per garantirsi l’opportunità di massimizzare lo stipendio netto? 

Dal punto di vista strettamente fiscale ci risulta che la situazione più favorevole è quella dei frontalieri italiani residenti in zona di confine che lavorano in Ticino, Grigioni o Vallese, che vengono tassati con le aliquote svizzere, più convenienti di quelle di tutti i paesi confinanti. Solo i frontalieri francesi che lavorano nel Canton Ginevra hanno un trattamento simile, cioè vengono tassati alla fonte in Svizzera. Ma devono comunque dichiarare il salario svizzero in Francia, e se hanno altri redditi francesi, il reddito svizzero viene considerato per stabilire l’aliquota delle tasse francesi da versare su questi redditi.

I frontalieri francesi che lavorano negli altri Cantoni svizzeri vengono tassati normalmente nel loro paese, ed è poi la Francia a ristornare alla Svizzera una parte delle tasse prelevate. I frontalieri tedeschi pagano una imposta alla fonte in Svizzera, ma dichiarano normalmente in Germania, facendo valere quanto versato al fisco svizzero come credito d’imposta.

Prendendo la residenza in Svizzera (con iscrizione all’AIRE), rispetto alla variante del frontalierato, dal punto di vista fiscale non cambia sostanzialmente nulla. Il residente perde però la possibilità di rimanere affiliato al sistema sanitario nazionale italiano, che è gratuito, in quanto deve affiliarsi ad una Cassa malati svizzera, pagando il corrispondente premio. Un vantaggio della residenza in Svizzera è invece la possibilità di far capo all’indennità di disoccupazione svizzera.

Per una panoramica sulla tassazione dei frontalieri occupati in Svizzera, vedasi anche questo articolo (clicca).