Accordi fiscali applicabili anche ai conti della Posta svizzera

Non solo banche. Il “tesoro” italiano in Svizzera è depositato anche alla Posta. Sono sempre più, infatti, i domiciliati in Italia che scelgono il prodotto postale al posto di quello tradizionale rappresentato dalla banca. Tant’è che oggi la Posta quantifica in “migliaia” i clienti italiani. Un bel gruzzolo.E anche La Posta  non afiggirà ad eventuali accordi fiscali tra Italia e Svizzera.

“Post Finance – spiega il portavoce Mariano Masserini – segue tutte le convenzioni fiscali prese dalla Confederazione con gli altri Stati. Quindi, in caso di accordo con l’Italia, anche noi saremo tenuti ad applicare il trattato sottoscritto”. E anche sull’anonimato la situazione potrebbe cambiare a breve: “Oggi siamo tenuti al segreto postale, così come previsto per legge. A meno di rogatorie internazionali, come già avvenuto in passato, siamo tenuti a non dare alcuna informazione sui clienti domiciliati in Italia”. E domani? “Come per gli accordi con Germania, Gran Bretagna e Austria anche per un eventuale accordo con l’Italia l’anonimato non sarà più possibile. Ci sarà la possibilità di annunciare i depositi presenti da noi: è una strategia aziendale perché cerchiamo di mantenere basso il rischio di entrare in conflitto con gli altri Stati e perché la nostra politica è impostata alla ricerca soltanto di denaro pulito”.

I franchi “italiani” sono tanti. Anche alla Posta: “Nelle regioni di frontiera con la Svizzera abbiamo alcune decine di migliaia di clienti – aggiunge Masserini – ma essendo una struttura di retail e di credito al dettaglio, ospitiamo soltanto capitali privati con un valore complessivo poco elevato. L’ammontare dei depositi italiani non posso rivelarlo ma possiamo dire che i clienti d’oltrefrontiera apprezzano le nostre condizioni rispetto a quelle delle banche, che a volte sono più rigide e costose. Dal 1 gennaio gli italiani con deposito alla Posta dovranno pagare 5 franchi in più al mese”. Ultimo tema: il referendum ventilato dalla Lega dei Ticinesi in caso che la quota da girare all’Italia fosse superiore al 10%: “Noi non siamo un partito politico – conclude Masserini – e quindi non ci esprimiamo sulla possibilità di un voto referendario”. Non resta che attendere gli eventi: l’accordo sembra vicino. Ma lo era anche quello con altri Paesi che, invece, alla fine è saltato.

Nicola Antonello