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Tribunale ticinese autorizza prelievi da parte di clienti italiani

18 febbraio 2015 – 16:49Nessun Commento

Diverse centinaia di anni fa i mercenari svizzeri erano famosi per farsi massacrare piuttosto che tradire il principe di cui erano al servizio. Oggi le cose sono molto cambiate. Il semplice timore di non poter più andare in vacanza all’estero, pena un possibile arresto per riciclaggio, spinge i banchieri svizzeri a rifiutare ai loro clienti con depositi in nero la possibilità di liquidare i loro depositi.

Ora una sentenza del tribunale d’Appello ticinese ha ingiunto a due banche ticinesi di dar seguito alla richiesta di due clienti italiani desiderosi di prelevare i loro averi. Molto probabilmente però, come ha rilevato in una intervista rilasciata alla trasmissione della RSI “Il Quotidiano” il giurista specialista di questioni bancarie Paolo Bernasconi, fino a quando non arriveranno indicazioni chiare dalla FINMA, l’autorità di sorveglianza sulle banche, la politica adottata dagli istituti bancari svizzeri non cambierà.

Dal 1. gennaio di quest’anno quasi tutte le banche della piazza di Lugano si rifiutano di effettuare bonifici a carico dei depositi dei loro clienti stranieri, se questi non sono in possesso di un attestato di conformità, cioè se non sono in grado di dimostrare che i soldi sono stati regolarmente dichiarati al fisco del proprio paese. Le banche temono infatti di finire sul banco degli accusati per concorso in autoriciclaggio, un reato previsto dalle nuove norme italiane sulla “voluntary disclosure”, che prevede la possibilità di incriminare anche gli operatori finanziari che hanno assistito i clienti nell’allestire i conti in nero.

Questa norma, che pende come una spada di Damocle su praticamente tutti gli operatori finanziari della piazza di Lugano, ha spinto i banchieri ad adottare misure di estrema prudenza quando si tratta di movimentare capitali di una certa importanza: il provvedimento riguarda somme a partire da più o meno Fr. 100’000.

In questo contesto si comprende come sia importante per la piazza finanziaria di Lugano la rapida conclusione del negoziato in materia fiscale fra Svizzera e Italia. Da quanto è trapelato finora, l’accordo prevede – nel caso di una regolarizzazione della situazione fiscale dei capitali in nero – che gli istituti finanziari e i loro collaboratori non siano di principio resi responsabili dei reati fiscali commessi dai loro clienti. Ma questa liberatoria a posteriori varrà naturalmente solo nel caso di una regolarizzazione.

I gestori di patrimoni in nero dovranno invece prepararsi a trascorrere il resto della loro vita senza mai lasciare la Svizzera, pena il rischio di incappare in un mandato di cattura internazionale.

Red.

 

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