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Stop all’immigrazione di massa: ecco i perchè del Sì

3 novembre 2014 – 13:10Nessun Commento

I cartelloni elettorali dell' UDC (foto UDC)

L’osservatorio della vita politica regionale (Ovpr) dell’Università di Losanna ha presentato uno studio che analizza l’espressione del voto, in particolare ticinese, sulla votazione del 9 febbraio scorso “contro l’immigrazione di massa”. Lo spettro dello straniero e di un’Europa non condivisa ne sono in parte all’origine.

Lo studio presentato oggi dall’Osservatorio della vita politica regionale verte sull’analisi del voto relativo all’iniziativa popolare ‘ contro l’immigrazione di massa’ del 9 febbraio 2014. In particolare, l’analisi si concentra sul voto avvenuto nel Ticino, il cantone svizzero in cui l’iniziativa ha avuto maggiore sostegno.

Lo studio si è avvalso di un’inchiesta d’opinione rappresentativa realizzata dall’Osservatorio della vita politica regionale dell’Università di Losanna presso 1.429 cittadini ticinesi nei giorni successivi allo scrutinio.

La particolarità dell’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’risiede nel fatto che è riuscita, come forse nessun’altra, a ‘federare’ temi diversi, propri della politica migratoria (nelle sue varie espressioni) e della politica estera, in particolare le relazioni con l’Unione europea.

L’iniziativa ha raccolto i propri sostegni in modo assai differenziato sul piano regionale. Se sul piano nazionale, in media, ha conquistato il 50,3% dei suffragi, con un tasso di partecipazione piuttosto elevato (56,6%),nel Cantone Ticino, con una partecipazione ancora più elevata della media nazionale (57,1%), il sostegno all’iniziativa ha invece superato i due terzi dei voti validi (68,2%). In nessun altro cantone il Sì all’iniziativa si è imposto in modo così netto.

Lo studio ha contestualizzato il voto in una ‘storia’ che prende avvio negli anni Settanta del secolo scorso. Lo sguardo storico ha permesso di leggere il risultato ticinese dell’iniziativa come espressione di una singolarità del cantone italofono nel contesto nazionale, già presente dagli anni Novanta, ma che si è indubbiamente rafforzata negli ultimi anni rispetto alle altre regioni linguistiche della Svizzera sia in occasione di votazioni su temi legati all’immigrazione sia su quelli inerenti alle questioni di politica estera.

L’analisi della partecipazione, realizzata nel secondo capitolo dello studio, ha permesso di constatare che ad aver scelto di recarsi alle urne lo scorso 9 febbraio sono stati i cittadini con più di 45 anni, con un livello di formazione elevato, che si sono detti abbastanza o molto interessati alla politica.

L’analisi ha ugualmente rivelato che la partecipazione al voto è stata molto più importante tra gli elettori PPD e UDC (rispettivamente 83,5% e 82,4%) rispetto agli elettori PS (71,9%), PLR(69,6%) e LEGA(62,6%).

L’analisi dell’orientamento di voto nel terzo capitolo dello studio ha offerto una visione composita del voto del 9 febbraio sull’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’.

Fra le motivazioni soggettive addotte dai sostenitori dell’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’ spiccano la volontà di limitare l’afflusso di stranieri e di asilanti e/o la convinzione che vi siano in Svizzera e in Ticino troppi immigrati (29,8% dei votanti); i timori legati alla presenza di frontalieri in relazione alla concorrenza sleale, alla disoccupazione dei residenti, ai problemi viari (21,3%) e la volontà di lanciare un messaggio all’indirizzo delle autorità politiche, soprattutto federali (11,4%). Per contro, fra gli oppositori ha prevalso l’opinione che l’iniziativa non fosse in grado di risolvere i problemi pur presenti (20,1%), che fosse troppo estrema (19,6%) e che la sua accettazione potesse avere conseguenze negative sulle relazioni CH-UE (19,3%).

I risultati dell’inchiesta hanno rivelato che il sostegno all’iniziativa non si accompagna necessariamente a un giudizio negativo sulle persone provenienti da oltre frontiera.Infatti, una proporzione elevata di chi ha votato a favore dell’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’riconosce l’importante contributo che gli stranieri e i frontalieri forniscono per il benessere economico della Svizzera; allo stesso modo, una maggioranza dei sostenitori si dice abbastanza o molto d’accordo con l’idea che la Confederazione mantenga una politica d’accoglienza nei confronti dei richiedenti l’asilo.

I rapporti con l’UE sono, come era prevedibile, una dimensione pure fortemente correlata alla scelta di voto. L’analisi ha rivelato che l’iniziativa è stata pressoché plebiscitata da chi non ritiene la libera circolazione uno strumento utile per l’economia elvetica(98%), ma anzi la giudica un pericolo per il benessere del paese. Al contrario, la maggioranza degli oppositori al testo UDC, vede nella libera circolazione un’importante opportunità per l’economia svizzera e sostiene l’apertura del paese verso l’esterno. Dai dati dell’inchiesta traspare comunque un’apparente ambivalenza. Infatti, se è vero che una netta maggioranza dei partecipanti ha detto di condividere abbastanza o molto l’affermazione secondo cui ‘la libera circolazione delle persone è un pericolo per il benessere della Svizzera’ dobbiamo altresì osservare che una maggioranza altrettanto importante si è detta abbastanza o molto d’accordo con l’opinione che “la libera circolazione è importante per l’economia svizzera’. Un tentativo d’interpretazione di queste risposte ci porta a dire che, da una parte, la maggioranza dei votanti ticinesi vede negli accordi bilaterali un vantaggio per l’economia svizzera nel suo insieme, ma, dall’altra parte, esprime una preoccupazione per un possibile peggioramento del benessere economico degli individui.

Chi dispone di un livello di formazione medio-basso (nessuna formazione, scuola dell’obbligo, apprendistato, scuola professionale) ha sostenuto in misura più ampia l’iniziativa a differenza di coloro che hanno un livello di formazione medio-alto (formazione professionale o tecnica superiore, istituto di formazione superiore non universitario, formazione universitaria).

I disoccupati, chi esercita un lavoro domestico non retribuito e i lavoratori dipendenti (impiegati, operai) hanno sostenuto maggiormente l’iniziativa, al contrario degli indipendenti e dei pensionati. La percezione della situazione economica, personale, del Ticino e della Svizzera tende pure a essere correlata all’orientamento di voto. Più la situazione è vista negativamente, più l’iniziativa è sostenuta.

I meno favorevoli all’iniziativa sono stati gli elettori socialisti (22,2% di Sì), mentre l’iniziativa è stata plebiscitata dagli elettori della LEGA (98,3%) e dell’UDC (97,3%). La maggioranza degli elettori liberali-radicali (60,5%), popolari democratici (61,8%) e dei Verdi (63,6%) l’ha pure sostenuta. In contrasto con precedenti studi, lo studio ha evidenziato un rapporto ambivalente nei confronti degli attori e delle istituzioni politiche. Il voto a favore dell’iniziativa è infatti associato a un minore livello di fiducia nei confronti del governo federale e soprattutto nei confronti dell’Unione europea. Nel contempo, si è osservato tuttavia che una larga maggioranza di chi esprime una fiducia elevata nei partiti e nei politici ticinesi ha sostenuto l’iniziativa (rispettivamente il 76,1% e il 75%) . Ciò suggerisce come il voto a favore dell’iniziativa non è stato solo un voto di defezione o protesta, ma anche una potenziale delega nei confronti di specifici attori, in particolare i rappresentanti politici ticinesi.

I fattori riconducibili alla dimensione identitaria e del patriottismo istituzionale hanno ugualmente avuto un impatto rilevante sulla scelta di voto. L’iniziativa ha infatti raccolto ampi consensi tra chi si è detto molto fiero di essere svizzero(80,8%), chi ritiene necessario rafforzare la democrazia diretta (74,5%) e chi auspica l’attribuzione di maggiori poteri ai cantoni(78,4%). Rilevanti sono anche i sentimenti di appartenenza e il radicamento territoriale: fra coloro che hanno sostenuto l’iniziativa risulta essere sovrarappresentato un forte attaccamento al Canton Ticino (74,8% di Sì) e alla Svizzera italiana (72,3%) e un senso di appartenenza all’Europa e al mondo nullo o scarso (rispettivamente 88% e 85,3%),come pure un uso abituale del dialetto ticinese(76%).

I risultati dell’ultimo capitolo dello studio hanno in parte confermato le ipotesi già verificate in occasione dell’analisi del voto del 25 settembre 2005 sull’allargamento degli accordi bilaterali.

Il doppio rapporto, con Berna e con l’Italia in generale e con la Lombardia in particolare, sembra costituire un fattore decisivo nello spiegare l’orientamento di voto del 9 febbraio sull’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’. Fra i sostenitori dell’iniziativa figurano soprattutto coloro che ritengono che ‘i maggiori legami con l’Europa mettono a rischio l’identità ticinese’(93,3%), che ‘il Ticino deve difendersi più di altre regioni svizzere dalla concorrenza estera’ (80,3%) e che ‘la Svizzera dovrebbe fare di più per il Ticino’ (79,4%).Al contrario una maggioranza degli oppositori all’iniziativa ‘contro l’immigrazione di massa’ si è detta, in modo significativamente maggiore, molto d’accordo con le opinioni secondo cui ‘il Ticino deve approfittare dell’integrazione economica con la Lombardia’ e ‘come minoranza linguistica, il Ticino ha tutto da guadagnare nel rafforzare i propri rapporti con l’Italia’.

 

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