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Black list: lo standard OCSE non basta all’Italia

23 settembre 2014 – 07:52Nessun Commento

La ministra svizzera E.Widmer Schlupf (foto Cancelleria federale)

All’Italia non basta l’adesione di Berna alla convenzione OCSE sullo scambio automatico delle informazioni per togliere la Svizzera dalle liste nere. Nell’ambito del progetto di legge sull’autodenuncia all’esame del Parlamento italiano, si vuole poter applicare sanzioni anche a evasori che hanno nascosto al fisco italiano capitali precedentemente all’entrata in vigore dell’accordo.

È questo il messaggio che traspare dalla risposta della ministra svizzera delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf alla domanda posta dal parlamentare ticinese Giovanni Merlini, che chiedeva come mai la Svizzera continua a figurare sulle liste nere italiane.

Nella sua risposta la consigliera federale ha spiegato che la versione attuale del programma di autodenuncia per gli evasori fiscali attualmente in discussione al Parlamento italiano prevede sanzioni più elevate per contribuenti che hanno depositato i loro valori patrimoniali in uno Stato che, come nel caso della Svizzera, figura su una delle liste nere italiane.

Per uno Stato che è elencato su una lista nera, il disegno di legge prevede però la possibilità di concludere un accordo con l’Italia sullo scambio di informazioni in materia fiscale su domanda secondo lo standard dell’OCSE, affinché nel quadro del programma di autodenuncia questo Stato venga trattato come se non figurasse sulla lista nera.

L’accordo deve essere firmato al più tardi 60 giorni dopo l’entrata in vigore della legge ed essere applicabile per i periodi di tassazione che iniziano dalla data della firma. In alcuni casi la Convenzione multilaterale dell’OCSE sulla reciproca assistenza in materia fiscale, firmata dalla Svizzera il 15 ottobre 2013, è applicabile a periodi precedenti all’entrata in vigore, segnatamente nei casi di comportamento intenzionale che può essere perseguito penalmente.

Di conseguenza, ha spiegato Eveline Widmer-Schlumpf, la convenzione non soddisfa le condizioni poste dal disegno di legge italiano. Nel quadro dei negoziati in corso con l’Italia, il Consiglio federale si adopera per trovare una soluzione che crei chiarezza sulle condizioni per i contribuenti che detengono dei valori patrimoniali in Svizzera.

Red.

 

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