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Svizzera-UE: i rapporti si fan complicati. Sospesi i colloqui su tutti i temi, tranne quello fiscale

12 febbraio 2014 – 11:36Nessun Commento

Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch durante l'incontro di ieri a Lugano (Foto PLR)

Ospite del Club dei Mille del Partito Liberale Radicale Ticinese la direttrice della Segreteria di Stato per l’economia Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch ha tracciato un quadro a tinte fosche dei rapporti fra Svizzera e Unione Europea in questa fase post voto sull’iniziativa per limitare l’immigrazione approvata domenica dal popolo. “L’Europa ci metterà sotto pressione, ma noi avremo sicuramente delle idee e delle proposte operative da sottoporre loro”.

Dopo l’esito del voto sull’iniziativa per limitare l’immigrazione in Svizzera sono due i fronti “critici” sui quali la Confederazione è chiamata ad agire e ad agire in fretta: quello internazionale e quello interno. A definire i contorni di un quadro invero ancora poco chiaro è stata ieri a Lugano la Direttrice della Segreteria di Stato per l’Economia Marie-Gabrielle Ineichen-Fleisch, ospite del club dei mille del Partito Liberale Radicale Ticinese (PLR). Un voto che l’ha “sorpresa e anche delusa” ma del quale occorre prendere atto senza riserve. “Le reazioni da parte dell’Europa sono state dure, più dure di quanto mi aspettassi- ha esordito Marie-Gabrielle Ineichen- L’UE, infatti, ha sospeso i colloqui su tutti i temi in discussione con la Svizzera, tranne quello fiscale.” Una situazione che impensierisce molto le autorità federali, consce che discutere con l’Europa, ora, sarà “difficile” alla luce delle prime dichiarazioni di Bruxelles. “Ci è stato chiaramente detto che non si discuterà sulla libera circolazione. E` una delle quattro libertà fondamentali dell’UE e sarà arduo convincere i 28 Paesi membri che per la Svizzera occorre trovare una soluzione speciale, ad hoc”. Già, perché sebbene i contatti della Confederazione con l’apparato burocratico europeo siano buoni, vi è comunque una linea chiara da seguire, una linea che tende ad accentrare ed uniformare tutto e non a prevedere soluzioni indipendenti per singoli Paesi. “A quattr’occhi sono sicura che potremo trovare una via d’uscita, una soluzione speciale, così come richiesto dall’iniziativa, ma l’Europa ci metterà sotto pressione e non sono convinta che sarà facile trovare una via d’uscita che soddisfi loro e noi. Però avremo delle idee, faremo proposte e vedremo come e cosa ci risponderanno”.

La Svizzera ha, comunque, qualche carta da potersi giocare. E` un importante partner economico per l’Europa e molti cittadini europei risiedono o lavorano nella Confederazione: “difficilmente ci lasceranno cadere”. D’altro canto la consapevolezza della reciproca importanza è chiara anche alla Svizzera: l’UE è il principale partner economico di Berna e un isolamento o una forte rottura dei rapporti bilaterali sarebbe nefasto per la Confederazione. Una trattativa onesta e attenta costituisce quindi la priorità per Ineichen, tanto più che se gli Stati Uniti sigleranno un ampio accordo di libero scambio con l’UE allora la situazione per la Svizzera peggiorerebbe: “gli USA sono il secondo partner economico per noi. Un accordo con l’UE ci metterebbe ancor più in difficoltà”.

Questo, quindi, il quadro internazionale, ma il secondo fronte caldo per la Seco è quello interno, quello con l’economia, con gli imprenditori con chi, ora, si sente desecurizzato dall’esito del voto. “Per noi è essenziale dare risposte veloci alle insicurezze degli imprenditori. Dobbiamo muoverci subito ed individuare una linea operativa in tempi brevissimi, proprio per rassicurare l’economia. Abbiamo tre anni di tempo per implementare i principi dell’iniziativa approvata dal popolo, ma la direzione verso la quale andare deve assolutamente essere trovata a breve termine”.

E a chi, come il consigliere nazionale Fulvio Pelli, a lungo presidente del PLR svizzero, ha chiesto la denuncia immediata dell’accordo sulla libera circolazione in ossequio all’esito del voto, Marie-Gabrielle Ineichen ha risposto che per ora crede sia meglio intavolare trattative con l’UE ed eventualmente denunciare l’accordo solo in un secondo tempo. D’altro canto lo stesso testo dell’iniziativa approvata domenica parla di rinegoziazione e non espressamente di rottura dell’accordo in vigore.

Katya Cometta

 

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