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Rimpatrio capitali esteri in Italia. Dallo scudo alla “collaborazione volontaria”

26 febbraio 2014 – 10:12Un Commento

Dopo gli scudi fiscali in serie degli scorsi anni, stavolta a tentare di far rientrare i miliardi italiani detenuti all’estero sarà la Voluntary disclosure, la cosiddetta “collaborazione volontaria”. Lo strumento, fra gli ultimi adottati dal Governo Letta prima di essere pensionato da Matteo Renzi, è stato presentato ieri a Ville Ponti in un convegno organizzato da Fineco Bank e studio legale Russo De Rosa Associati. Varese non è una città scelta a caso, vista la vicinanza con la Svizzera nei cui forzieri si stima la presenza di 120-180 miliardi di euro italiani molti dei quali “profumano” di Varesotto.

Il convegno varesino ha visto la partecipazione di una sessantina di professionisti che dovranno aiutare chi, eventualmente, vorrà utilizzare il provvedimento fiscale per sistemarsi con l’Agenzia delle Entrate. “Chiaramente a seconda delle situazione di ciascun contribuente – ha spiegato Giampaolo Stivella, responsabile del progetto Fineco per la Lombardia – ci saranno gradazioni diverse di sanzioni. Si va da quelle più basse relative a semplici irregolarità fiscali relative al quadro RW, a soluzioni più complesse”. Stivella si riferisce al denaro più scottante anche se, senza l’introduzione del reato di autoriciclaggio, lo schema predisposto dal decreto sul rientro dei capitali rischia di essere incompiuto, come ha detto nei giorni scorsi Antonio Martino, responsabile dell’Ufficio centrale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali (Ucifi) dell’Agenzia delle Entrate.

Insomma, chi è stato più disonesto pagherà di più, mentre per chi ha lasciato in Svizzera denari da salario di frontaliere, tanto per fare un esempio, potrebbe essere l’occasione per chiudere la partita col fisco senza doversi svenare. Il rischio, altrimenti, è che una multa troppo alta potrebbe consigliare molti di spostare i soldi dal territorio elvetico verso un altro paradiso fiscale, prima che in terra elvetica si raggiunga il tanto sospirato accordo di scambio reciproco di informazioni con l’Italia. “In tal senso – ha detto Pietro Lamboglia, group manager Fineco per la filiale di Varese – la discriminante potrebbe essere la conferma dell’anonimato. In ogni caso si potranno lasciare i capitali anche all’estero, basterà dichiararli nel modello RW. Ovviamente, però, noi spingiamo per poterli gestire in prima persona”.

A suggerire il rimpatrio vi è anche una questione di depenalizzazione: con la “collaborazione volontaria” è esclusa la punibilità per i delitti di dichiarazione infedele e omessa. Inoltre, le pene previste nei casi di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti o mediante altri artifici sono diminuite fino alla metà. Dal punto di vista amministrativo, le sanzioni previste per la violazione dell’obbligo di presentazione del modulo RW (sconti esclusi) sono dal 3 al 15 per cento degli importi non dichiarati e dal 6 al 30 per cento, se gli investimenti all’estero o le attività estere di natura finanziaria sono detenute in Stati o territori a regime fiscale privilegiato. La partita si chiude nel 2015. Il tempo per pensarci, insomma, non manca.

Nicola Antonello

 

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