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Accordo fiscale con la Germania: la Svizzera ci crede ancora

22 agosto 2012 – 13:57Nessun Commento

La Ministra svizzera delle finanze Eveline Widmer-Schlumpf ritiene ancora che l’accordo fiscale stipulato con la Germania possa essere ratificato nonostante quelli che lei stessa definisce i “metodi più vicini al crimine organizzato che alla fiscalità” auspicati dai Länder tedeschi che vi si oppongono.

Nonostante da qualche settimana le chances che l’accordo Rubik negoziato con la Germania vada a buon fine siano fortemente diminuite a causa della forte opposizione dei Länder tedeschi, la direttrice dei Dipartimento svizzero delle finanze è fiduciosa. Secondo quanto ha lei stessa dichiarato oggi alla stampa confederata vi sono “difficoltà”, ma crede “sempre a questo accordo”. Un accordo che il Bundesrat dovrebbe discutere a fine ottobre-inizio novembre.

La Svizzera, d’altro canto, « non vuole fare pressione di sorta. L’accordo proposto è concluso, non vi è più nulla da discutere. La Germania deve ora liberamente decidere se accettare o meno la soluzione trovata consensualmente”.

Per Widmer-Schlumpf « possiamo parlare per ore di giustizia fiscale filosofando tutto il giorno, ma alla fine occorre porsi la domanda corretta: cosa è giusto ? far passare tutti i contribuenti alla cassa senza che i loro nomi siano noti, oppure solo alcuni di loro il cui nome è stato ottenuto dai servizi fiscali tedeschi mentre tutti gli altri ne escono indenni? Il mio concetto di giustizia fiscale è che ogni cittadino debba pagare le tasse. In Svizzera come all’estero, e la Confederazione si impegna a farlo. Ma nel nostro diritto proteggiamo la sfera privata e rifiutiamo di rivelare i nomi”.

Il Ministro delle finanze taccia, poi, di “intimidazione più vicina al crimine organizzato che alla fiscalità” la preferenza dei Länder tedeschi per le autodenunce che scaturiscono dal discusso acquisto di CD di dati bancari protetti da parte delle autorità tedesche. “L’autodenuncia può costituire una soluzione di regolarizzazione della situazione fiscale, ma se alla sua origine vi è un’intimidazione allora è inaccettabile. Se i politici si vantano di acquistare CD illegali mi chiedo, molto oggettivametne, quale sia il loro concetto di Stato di diritto ». Alcuni rappresentanti dei Länder, in effetti, “sembrano preferire la via della pressione e della paura piuttosto che quella della legalità con un accordo che garantisca la giustizia fiscale”.

Per la Svizzera, comunque non vi sarà un piano B. L’accordo è quello siglato, altri non ne sono previsti. Dei tre accordi Rubik negoziati dalla Svizzera con Gran Bretagna, Austria e Germania solo quest’ultimo sta sollevando opposizioni.

Red.

 

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