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Imposizione fiscale dei frontalieri: ristorni da ridiscutere?

11 gennaio 2011 – 10:17Un Commento

Palazzo del Governo, Bellinzona (foto cc Aliman5040)

In Ticino si fa sempre più insistente la richiesta di rinegoziare l’accordo sull’imposizione dei frontalieri. Viste le difficoltà incontrate da molti artigiani e lavoratori dipendenti e indipendenti ticinesi che vogliono lavorare in Italia, e dai problemi creati dalla presenza della Svizzera sulla black list italiana dei paesi a fiscalità privilegiata, in Ticino ci si chiede perché continuare a versare ai comuni italiani di confine il 38.8% delle imposte alla fonte prelevate sul salario dei frontalieri.

In altre regioni di confine della Svizzera gli accordi sui ristorno sono molto diversi. All’Austria, per esempio, la Svizzera versa solo il 12,5% degli introiti della tassazione dei frontalieri. I frontalieri francesi e tedeschi vengono tassati nel loro paese, che poi versano alla Svizzera una percentuale del 4,5% del reddito lordo.

Il Gran Consiglio ticinese dovrà pronunciarsi su di una iniziativa cantonale presentata dal Partito popolare democratico (Ppd) che chiede di rivedere l’accordo con l’Italia. Su questo tema ha presentato una interpellanza anche il deputato della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri.

Come mai la tassazione dei frontalieri nelle diverse regioni svizzere di frontiera è regolata da accordi così diversi? I retroscena dell’accordo con l’Italia vengono rivelati in un articolo dell’avvocato Pier Felice Barchi pubblicato recentemente dal quotidiano ticinese La Regione. Quando quarant’anni fa si discusse dell’accordo alle Camere federali, i deputati ticinesi si batterono senza successo contro il salasso imposto al Ticino.

Barchi, che allora era deputato a Berna, scoprì anni dopo le ragioni della generosità federale nei confronti dell’Italia. Sembra infatti che la potente associazione dei produttori di latte, cronicamente alle prese con una ingente sovrapproduzione lattiera, avesse ottenuto da Roma il permesso di esportare in Italia quantità importanti di formaggio Emmental. Questo accordo, ottenuto dietro le quinte, fu la ragione della sconfitta delle posizioni ticinesi. Il Ticino si trovò così accollato l’onere di sovvenzionare, indirettamente, la produzione lattiera svizzera.

È lecito chiedersi perché abbia dovuto essere proprio il Ticino a sopportare le conseguenze di un accordo che andava a favorire un settore economico forte soprattutto in altri cantoni. Ora è cambiato molto anche nel settore delle sovvenzioni agricole. In un momento in cui i margini di manovra finanziari dei Cantoni si fanno sempre più ristretti, è comprensibile quindi che in Ticino si chieda una ridefinizione dell’accordo sui ristorni.

Mario Besani

 

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