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Econazionalismo per salvare l’Insubria?

31 maggio 2010 – 10:43Nessun Commento

Identità ed ecologia (foto Infoinsubria)

L’ecosistema dell’Insubria è a rischio catastrofe, hanno denunciato all’unisono i partecipanti al convegno sul tema “Identità ed ecologia” tenutosi a Varese nell’ambito del Festival Insubria Terra d’Europa

I rappresentanti delle associazioni culturali Domà Nunch e Terra Insubre, accanto a quelli del WWF e di Italia Nostra, hanno cercato di definire gli ambiti in cui il territorio dell’Insubria è particolarmente minacciato da profondi sconvolgimenti. Innanzitutto l’ambiente. Nonostante una crescita di interesse dell’opinione pubblica per il tema della salvaguardia delle aree verdi, i lavori alle grandi infrastrutture, che i relatori hanno definito di “vergognosa cementificazione”, continuano senza sosta. Come per esempio la Pedemontana (l’autostrada destinata a collegare le province di Bergamo, Monza, Milano, Como e Varese), ma anche l’espansione dell’industria edilizia legata alla grande distribuzione, fino al progetto della terza pista di Malpensa.

Poi ci sono le minacce prettamente sociali, come la sovrappopolazione, l’espansione continua delle aree urbane, e, secondo i relatori, anche l’immigrazione, che stanno trasformando il territorio insubre in una sorta di città infinita, sconvolgendo quella secolare tradizione agricola che invece ha sempre caratterizzato questi territori. La soluzione, secondo i promotori del convegno, è di iniziare a pensare il territorio secondo criteri econazionalisti, coniugando cioè un’attenzione alla biosfera, al territorio e al suo ambiente, che diventa punto di partenza da cui ripensare anche la società e il mondo in cui viviamo.

Questo percorso però è irto di ostacoli. Secondo Matteo Colaone, rappresentante dell’associazione econazionalista insubrica Domà Nunch,“le associazioni e i comitati che sono sorti per combattere abusi contro il territorio e il popolo insubre non riescono ad ottenere dei risultati incisivi, principalmente perché dopo un’iniziale spinta propulsiva il fronte tende a sfaldarsi e prevalgono interessi economici, spesso clientelari”.

L’unica soluzione sembra essere quella politica, ha affermato Andrea Mascetti di Terra Insubre “Bisogna che le associazioni entrino nelle segreterie dei partiti, serve una soluzione politica. Le soluzioni ci sono, non serve continuare a costruire, ad attirare altri immigrati, dobbiamo riqualificare il territorio e la nostra qualità della vita, che è una delle più basse d’Europa”.

Il "ducale"

In realtà quello che emerge da questo convegno è una ulteriore voglia di indipendenza, innanzitutto economica, da parte dei territori italiani dell’Insubria: “I comuni sono senza soldi, il federalismo fiscale deve essere fatto adesso altrimenti ne va della salvaguardia del nostro territorio, perché senza fondi non si va da nessuna parte.” sostiene ancora Colaone. E poi indipendenza politica, “l’autonomia è importantissima per l’Insubria, è solo in questo modo che possiamo difenderla dai veri nemici, i grandi speculatori edili, la Confindustria, la grande distribuzione e la mafia.”

Difendere la terra d’Insubria significa difenderne il territorio, la biosfera, ma, secondo i partecipanti al convegno, anche e soprattutto la società, e quindi affermare l’identità insubre. Insomma, econazionalismo “tout court”. Forse proprio per sottolinearlo, il convegno era pavesato con l’antica bandiera del ducato di Milano, che i nazionalisti insubri lombardi hanno eletto a bandiera dell’Insubria.

Mattia Coletto

 

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