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Svizzera: cade il segreto bancario

17 marzo 2009 – 09:05Nessun Commento

 …ma solo per i conti sospetti. Le banche elvetiche si adeguano alle direttive OCSE rinunciando alla “furba” distinsione fra evasione e frode fiscale.Si apre una breccia nel segreto bancario svizzero. D’ora in poi la lotta all’evasione fiscale potrà contare sulla collaborazione e sulle informazioni in arrivo direttamente da oltreconfine. Un colpo di spugna epocale che potrebbe cancellare l’immagine dei caveau svizzeri quali scrigni inviolabili e segreti nei quali, a partire dalla Grande Depressione del 1929, molti iniziarono a mettere al sicuro i propri patrimoni. Così ha dunque deciso, venerdì scorso, il Consiglio Federale di Berna, adeguando la posizione della Svizzera ai parametri dell’Ocse che prevedono appunto la concessione dell’assistenza amministrativa per applicare il diritto fiscale di ogni Paese. Stiano tranquilli però i correntisti comaschi che hanno portato i loro “tesori” oltre la dogana. La rivoluzione è parziale, visto che la riforma presenta ferree limitazioni. A partire dal fatto che le notizie richieste da parte di un altro Stato, impegnato in un’indagine, dovranno essere «concrete, motivate e in presenza di sospetti giustificati». Nessuno scambio automatico di dati, quindi. E nessun monitoraggio a campione sui nomi di possibili evasori. Cesserà però la distinzione a livello internazionale tra evasione e frode fiscale. Sino a venerdì scorso l’evasione, considerata in Svizzera un’infrazione amministrativa, non faceva cadere il segreto bancario come invece accade per la frode. La distinzione rimarrà in vigore per gli svizzeri e gli stranieri residenti, ma non per i non residenti titolari dei conti. Da più parti si considera questa manovra un modo per evitare che la Svizzera possa finire nella lista nera dei paradisi fiscali che verrà stilata durante il prossimo vertice dei G20 in programma all’inizio di aprile a Londra. «La Svizzera ha fatto sicuramente un passo importante – spiega Corrado Bianchi Porro, giornalista economico del Giornale del Popolo, quotidiano di Lugano – Affiancata in questa decisione da altri paesi come Austria e Lussemburgo». «È altrettanto certo, però – prosegue Bianchi Porro – che la tempestività con cui è stata presa questa decisione sembra indicare un volontà di non essere soggetta a critiche o di essere inserita nella famosa lista nera dei paradisi fiscali». «Rimangono però numerose questioni aperte sul fronte dei depositi in Canton Ticino – conclude il giornalista – Questa collaborazione a livello informativo viene, seppur con limitazioni, garantita per le persone ma non per le società. Inoltre questi accordi non hanno valore retroattivo. Ovvero potranno funzionare solo per il futuro». Vincoli, lacci e formalità burocratiche spinte all’eccesso, che però non smorzano l’ottimismo e la valutazione positiva fatta dal colonnello Rodolfo Mecarelli, comandante provinciale della guardia di finanza. «È una notizia decisamente positiva – commenta l’ufficiale delle fiamme gialle – In futuro non si potrà che collaborare sempre di più tra i vari Paesi. Visto che i criminali e gli evasori non hanno frontiere di alcun tipo, altrettanto dobbiamo fare noi». Un passaggio decisivo sul fronte della lotta all’evasione, quindi. «Un primo importante mutamento c’è stato dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre – dice Mecarelli – Data che ha segnato l’avvio di una collaborazione e uno scambio di informazioni sempre più fitto tra gli Stati coinvolti nella lotta al terrorismo e al riciclaggio. Ovviamente adesso dovrà passare del tempo per rendere operative queste decisioni. Ma ciò che importa è che si sia imboccata una nuova strada», conclude il comandante. Da: Corriere di Como

 

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